Regia di Kyle Wilamowski vedi scheda film
All Summers End è un ottimo film di taglio indipendente che guarda all’adolescenza come specchio per riflettere la condizione dell’adulto. Tye Sheridan è un sedicenne schivo, umbratile, incupito, come suo cliché vuole, che porta addosso il peso di una tragedia di cui è in parte responsabile. A differenza di altri film in cui il suo personaggio adolescente, pur sempre umbratile e marginale, reagisce comunque a modo suo, eastwoodianamente, recalcitrante come un puledro indomito alle avversità e agli inciampi della vita, qui subisce passivo gli avvenimenti e il senso di colpa fino a quando, dopo un percorso interiore travagliato e bipolarizzato, cresce, matura e trova il coraggio di affrontare la realtà. Questo tratto sfaccettato del protagonista permette all’attore di costruire un personaggio diverso e più complesso rispetto ai precedenti, quasi a sigillare con classe e il solito tocco di recitazione in sottrazione, la fine dei ruoli strettamente adolescenziali.
Inoltre il film, che adottando uno sguardo ed una estetica tipicamente indie, ha il pregio di essere sincero, scarno e sincero, seguendo i suoi personaggi con discrezione e pudore, forse troppo, per raccontarli il meglio possibile, lasciando agli attori la leggerezza di interpretare i loro ruoli. Ha pure il pregio di non essere prevedibile né ricattatorio né consolatorio né assolutorio, e dato i temi trattati va applaudito.
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