Regia di Orson Welles vedi scheda film
La stazza mastodontica del capitano di Polizia Quinlan si staglia terribile sulla sua prossima vittima, di un concetto personale di Giustizia utilizzata come pax e da raggiungere anche con arrangiamenti gravissimi che non tengono assolutamente conto del prossimo: oramai trasfigurato fisicamente, Orson Welles gira un noir dalla tecnica di ripresa elegantissima, audace nei temi e nella rappresentazione per il cinema americano di fine anni Cinquanta, intenso, ambiguissimo. Un uomo che ha preso Legge e Giustizia per temi da interpretare e stravolgere a proprio piacimento, con un passato da dimenticare e una tendenza ad abbrutirsi senza freni, che vive d'istinto come una belva e come tale difficilissimo da mettere in trappola, contrapposto ad un eroe tutto d'un pezzo ma che non ne possiede la dimensione tragica e umana. Welles, tra piani sequenza di fascino sempiterno, primi piani che enfatizzano le espressioni a livello maiuscolo, ed un uso dei personaggi e delle loro motivazioni sapiente, realizza un grande film drammatico, che rientra nel noir sia per le atmosfere che per il soggetto, ma appartiene per l'ampiezza delle tematiche che per lo studio profondo dei caratteri negativi alle grandi tragedie di scespiriana ispirazione. La fisica indisponenza di Quinlan è resa da Orson Welles con maestria, che ne fa uno dei cattivi più memorabili della storia del cinema, come molti emblematici personaggi anche storici partiti con intenzioni lodevoli e amministratori in seguito del Potere in modo inumano e marionette malvage nelle grinfie dello stesso:d'intorno, tutti bravi, ma un personaggio così sovrasta tutti per forza.
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