Regia di Gianni Amelio vedi scheda film
Napoli. Un anziano, scontroso e solitario avvocato si ritrova come vicini di casa marito e moglie, apparentemente felici, con due bambini. Dopo le prime diffidenze, l'uomo si affeziona ai nuovi arrivati. La tragedia è però alle porte e sconvolgerà la quiete faticosamente raggiunta.
Tratto dal romanzo di Lorenzo Marone La tentazione di essere felici con una sceneggiatura firmata a quattro mani da Gianni Amelio e Alberto Taraglio, La tenerezza è innanzitutto un buon film, non poco per il cinema italiano contemporaneo: una storia chiara e credibile, personaggi ben ritagliati, uno scenario adeguatamente dipinto (una Napoli finalmente verosimile, non per forza ancora alle solite macchiette e ai consueti stereotipi sguaiati) e una confezione ineccepibile. Che dietro ci sia la mano di Amelio è inequivocabile, sia per la resa estetica del lavoro che per la sua profondità morale e, in un certo senso, anche sociale (l'avvocato non è uno stinco di santo, tanto per cominciare; e la critica investe non soltanto l'istituzione famigliare, bensì tutta la società); altri nomi da segnalare sono quelli di Luca Bigazzi (fotografia), Giancarlo Basili (scenografia), Maurizio Millenotti (costumi) e Simona Paggi (montaggio). I limiti dell'opera stanno nella sua risoluzione banale, posticcia e del tutto incredibile - il che come difetto è grave, date le premesse - e nella scarsa resa (in ogni caso più che sufficiente, ma da loro ci si aspetta sempre qualcosina di più) di tre assi piazzati in ruoli centrali del cast come Giovanna Mezzogiorno, Elio Germano e Micaela Ramazzotti; meglio di loro riesce senza dubbio a incidere Renato Carpentieri. In parti marginali troviamo inoltre Greta Scacchi, Maria Nazionale ed Enzo Casertano. Interessante lo spunto di riflessione finale, per quanto come detto risulti artificioso, volutamente accomodante alla ricerca di una sorta di lieto fine: la felicità - come vuole il motto popolare - esiste, ma ha solo effetto retroattivo. 6,5/10.
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