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La tenerezza

Regia di Gianni Amelio vedi scheda film

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La recensione su La tenerezza

di barabbovich
7 stelle

Un avvocato in pensione, burbero e misantropo (Carpentieri), entra in contatto con i suoi nuovi vicini di casa: una coppia del nord Italia con due bambini piccoli. Lui, che da anni rifiuta di parlare con quei parassiti dei suoi figli, stringe un'amicizia con la famiglia appena arrivata nel pieno caos di Napoli (fotografata da Luca Bigazzi con la consueta maestria), smussa gli spigoli di un carattere quasi impossibile, si sdilinquisce persino con i bambini - gli unici, alla stregua del suo nipotino al quale tenta di insegnare la differenza tra tinto, istinto ed estinto - a intenerirlo. Tutto cambia in seguito a una tragedia che, se raccontata, sarebbe uno spoiler clamoroso.
Il tema della relazione tra genitori e figli è ancora una volta - come già in pietre miliari come Colpire al cuore, Il ladro di bambini e Le chiavi di casa, ma anche del meno riuscito L'intrepido - il perno di un film ellittico, nel quale Amelio dimostra ancora una volta una spettacolare capacità nell'affidare al pubblico una funzione di completamento. E lo fa non soltanto interrompendo al vertice del climax alcune scene madri, ma anche disegnando contorni nettissimi su personaggi incompiuti, tutti assimilabili dalla ricerca di una tenerezza mai ricevuta. A farsi carico più di tutti di un'opera rielaborata da Amelio in maniera assai personale a partire da La tentazione di essere felici di Lorenzo Marone e che trova la propria cifra stilistica migliore nella capacità di scavo dei personaggi è un Renato Carpentieri titanico al quale, misteri dello star-system, non solo è stato riservato un posto del tutto marginale, quasi impercettibile, nella locandina del film, ma il suo nome compare dopo quello di Giovanna Mezzogirno, Michela Ramazzotti ed Elio Germano. Il quale ultimo si dimostra, ancora una volta, attore gigantesco, che un casting troppo disinvolto ha affiancato a due nane della recitazione.

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