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La tenerezza

Regia di Gianni Amelio vedi scheda film

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La recensione su La tenerezza

di ethan
6 stelle

In una Napoli contemporanea si intrecciano le vicende di due famiglie borghesi: quella di Fabio (Elio Germano) ed Elena (Micaela Ramazzotti), coppia (in apparenza) felice, con due bambini, che si stabilisce nel medesimo palazzo dove vive Lorenzo (Renato Carpentieri), avvocato in pensione, conosciuto negli ambienti di lavoro per essere non certo irreprensibile sul piano professionale, per certe tentate truffe con dei clienti, e inviso anche ai due figli - tra le altre cose, per il fatto che tradiva la loro madre, ora morta, con una certa Rossana (Maria Nazionale), donna molto più giovane di lui - uno maschio, Saverio (Arturo Muselli), che si occupa di musica e lo ignora quasi totalmente e una femmina, Elena (Giovanna Mezzogiorno), che lavora come traduttrice al Palazzo di Giustizia, che vorrebbe riallacciare un rapporto con lui.  L'anziano, viceversa, trova delle affinità con i nuovi vicini fino a quando un fatto eclatante cambia di nuovo il corso degli eventi.

'La tenerezza', vista la grandezza del suo autore, è senz'altro uno dei film italiani più importanti di questa annata cinematografica ma non certamente - quantomeno ad una prima visione - il più riuscito: Gianni Amelio, che scrive la sceneggiatura - tratta dal romanzo di Lorenzo Marone - a quattro mani con Alberto Taraglio, si rivela come sempre un raffinato cesellatore di immagini rarefatte, con dialoghi ridotti al minimo indispensabile, che puntano invece tutto sul gioco di sguardi ed espressioni degli attori in campo, adotta un ritmo blando che, tranne nella seconda parte, non inficia il valore del film, raffigura - anche grazie al prezioso contributo della splendida fotografia di Luca Bigazzi, che passa con disinvoltura dagli interni bui delle case a quelli biancastri e asettici dell'ospedale, per finire a quelli un po' cupi dei vicoli della metropoli partenopea - una Napoli né folkloristica né da cartolina, ma ciò che non funziona è proprio lo sviluppo del soggetto, cioè la fonte di ispirazione della storia narrata - che si riallaccia, purtroppo, a molti fatti di cronaca nera di cui si sente parlare con sempre maggiore frequenza - e la delineazione di alcuni personaggi, specie quelli secondari.

'La tenerezza' è un film ambivalente, con una prima parte, preferibile, dove facciamo la conoscenza dei personaggi principali, che non fa una grinza e scorre senza colpo ferire fino al fatt(acci)o - che divide nettamente il film in due - che fa si che tutto cambi e nulla sarà più come prima, che fa però da contraltare a una seconda, in cui si assiste sia ad un impasse della vicenda, condotta in luoghi e sentieri piuttosto risaputi, fatta di letti d'ospedale, malati attaccati ad un filo e ricerca e tentativi, da parte di alcuni personaggi, di riallacciare i fili del proprio passato, sia all'introduzione di personaggi, quali la madre di Fabio (una quasi irriconoscibile Greta Scacchi), l'amante di Lorenzo o Giulio (Giuseppe Zeno), una vecchia fiamma di Elena, che vengono appena accennati e rimangono perciò irrisolti, provocando ulteriori problemi alla fluidità del racconto.

Bravi gli interpreti principali, con nell'ordine l'umbratile ma alla sua maniera generoso avvocato di Renato Carpentieri, il nevrotico marito-padre di Elio Germano e l'intensa figlia che vuole ricreare un rapporto con il proprio padre di Giovanna Mezzogiorno, mentre continua a rappresentare per me un punto interrogativo la costante presenza in produzioni di vaglia di Micaela Ramazzotti, una sorta di 'miracolata' del nostro italico cinema e bella la scena finale, che cita apertamente quella che chiude 'Ladri di biciclette', ma come resa complessiva siamo distanti non solo dal capolavoro di Vittorio De Sica ma anche da sue opere straordinarie come 'Il ladro di bambini'.

Voto: 6.

 

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