Regia di Gianni Amelio vedi scheda film
Lorenzo, anziano e scorbutico avvocato, neo infartuato, torna nella sua enorme casa al centro di Napoli, in un quartiere borghese, dove scopre di avere dei nuovi vicini: i coniugi Michela e Paolo con i loro due figli. Presto si affeziona a loro, instaurando con la famiglia un rapporto genuino che verrà spazzato via da un fatto grave e inaspettato che porterà l’uomo a rimettere in discussione tutti i suoi affetti.
La tentazione di essere felici è il titolo del romanzo che Amelio ha deciso di adattare per questa sua pellicola dal titolo esplicitamente intimo: La tenerezza. Che per quanto possa essere letteralmente più compatto e meno poetico di quello dato al romanzo a cui si ispira, resta un contenitore di emozioni non poco pregno. Laddove il secondo sembra essere conseguenziale del primo. Lorenzo, vedovo e causa del rapporto quasi inesistente che ha con i due figli, si lascia ammaliare dalla gentilezza di Michela, dal modo discreto con cui la donna entra nella sua vita e gli permette di entrare nella loro, fino a rivalutare il suo carattere, vedendo in quell’amicizia la possibilità di essere ancora o finalmente felice.
Gianni Amelio mantiene il silenzio, enorme ostacolo che da sempre si è intromesso tra i già complicati rapporti genitori/figli; ostacolo soprattutto per quei “padri di una volta”, “figli della guerra” e perciò rudi, senza sorriso, incapaci di dimostrare affetto semplicemente perché non ne conoscono la forma. Amelio quel silenzio oscuro lo esalta, lo rende protagonista di una pellicola in cui il poco parlato è necessario, mai eccessivo, ma complemento primario per capire Lorenzo, i suoi timori e le sue estranee premure che alterna lo sguardo angusto ai gesti respingenti di un uomo logorato dall’orgoglio e dai sensi di colpa.
Ed è proprio mentre impariamo a conoscere quell’uomo, avvocato famigerato e odiato per i suoi modi bruschi e per le sue attività ai limiti della legge, volontariamente isolatosi, messosi in guardia dai sentimenti per non rendersi vulnerabile, proprio mentre il suo essere sembra volersi schiudere che la tenerezza affiora. Si fa strada lentamente, con cautela raggiunge il freddo cuore di Lorenzo e lo scalda, si insinua nel profondo e lo conduce al dolore, acuto, estremo, rivelatorio.
La tenerezza è il continuo rincorrersi e sfuggire. Una figlia (Elena) rincorre suo padre (Lorenzo) che a sua volta tenta di scampare al suo passato e al tempo che fugge via. Una donna (Rossana) insegue un amore da sempre impossibile, un figlio (Saverio) insegue il denaro e il successo. Un uomo (Fabio) cerca disperato la sua libertà mentre la sua donna (Michela) rincorre una serenità che stenta a concretizzarsi. In ognuno di questi valzer solitari, la musica in sottofondo è, a suo modo, sempre l’amore.
Gianni Amelio si serve di un discreto cast su cui spicca il superlativo Renato Carpentieri, che si carica sulle spalle dell’esperienza l’intera pellicola, elevandosi nettamente al di sopra dei suoi colleghi. La sceneggiatura lineare e semplice, unita all’utilizzo di un ristretto cerchio di personaggi principali, non può non farci pensare ai drammi teatrali, fatto salvo per l’utilizzo dei pochi dialoghi, sopra elogiati, che finirebbero per cozzare con un’opera da palcoscenico. La fotogenia della Napoli che fa da sfondo alla pellicola è l’ennesimo valore aggiunto di un film non pretenzioso ma che lascia dentro un certo calore umano, nonostante tutto.
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