Regia di Mario Van Peebles vedi scheda film
I film occidentali di guerra si dividono in due sottocategorie: con storia d'amore e senza storia d'amore. I primi strizzano l'occhio al grande pubblico, e sono quasi invariabilmente un po' di serie B. I secondi invece sono "seri", almeno come impostazione, e, al di là del risultato che può essere non soddisfacente, è in questo gruppo che si trovano i capolavori, uno su tutti "Salvate Il Soldato Ryan". Il film in questione appartiene ahimè alla prima sottocategoria, "con storia d'amore", che si porta via una bella fetta di tempo che sarebbe stato utilizzato molto meglio se fosse stato dedicato a raccontare il fatto storico. Inoltre c'è il fardello Nicolas Cage che con la sua unica espressione è passabile solo in vicende siffatte, che richiedono sempre un fiero cipiglio. Altri aspetti negativi sono degli effetti speciali a tratti ridicoli, modellini di navi da film anni sessanta, una certa sommarietà della narrazione (la nave viene affondata solo 35 minuti dopo l'inizio del film) e la solita camera che in momenti insospettabili si mette a ballare, senza alcun motivo. Ma poteva andare peggio, molto peggio. Il film ha un indubbio, enorme ed inatteso merito, è uno dei pochi film americani di guerra che non è sfacciatamente patriottico e vergognosamente propagandistico. Il regista narra semplicemente la verità, questa è una delle peggiori pagine della storia americana, per l'affondamento della nave, per il mancato soccorso ai naufraghi e per il processo-farsa che è stato organizzato per individuare e punire il capro espiatorio. Una storia all'italiana, in altre parole. I giapponesi vengono presentati in modo sorprendente, gentili, educati, comprensivi, sensibili, alla pari di gentlemen inglesi. Questo aspetto, oltre alla narrazione aderente ai fatti storici, rende il film meritevole comunque (tappandosi un po' il naso) di una visione.
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