Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film
Da noi si è intitolato Le iene, poi Cani da rapina: il film d'esordio di Quentin Tarantini, vera sorpresa cinematografica dell'inizio anni ’90. Più violento di Il Cattivo tenente di Ferrara, più urlato di Quei bravi ragazzi di Scorsese, più duro di Pulp Fiction e di Una vita al massimo (sceneggiato da Tarantino e diretto da Tony Scott), Le iene ha il passo veloce e l'ossessione claustrofobica dei polizieschi anni ’40 e ’50. Infatti, Tarantino si è ispirato a Fuller, Siegel e a Rapina a mano armata di Kubrick. Padrini d'eccezione, Harvey Keitel e, in veste di produttore, l'indipendente "storico" Monte Hellman. E il film mette a frutto la migliore lezione degli indipendenti americani: sceneggiatura stringata retta da un dialogo incessante, interpeti affannati e bravissimi (insieme a Keitel, Tim Roth, Steve Buscemi Chris Penn), la macchina da presa capace di reggere e aumentare la tensione della storia. Che è quella di una rapina andata male e dei rapinatori (che si conoscono tra loro solo con degli pseudonimi, Mr. White, Mr. Blue, ecc) che attendono il capobanda nel nascondiglio convenuto e cercano di capire chi tra loro abbia tradito, in un crescendo di sospetti, accuse, violenza. Non c'è via d'uscita per chi entra con loro in quel capannone abbandonato; solo sottostare alla durezza implacabile e all'orrore del confronto.
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