Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film
A metà strada fra un gangster movie, gravido di tensione e di luoghi comuni del genere, e uno splatter (litri di sangue, sparatorie e torture come piovessero), ecco l'esordio in regia di Tarantino, ventottenne dalle grandi speranze. Sboccato e intriso di quotidiano nei dialoghi e nelle azioni, Le iene è un bell'esempio di grande film basato su poche e piccole idee (e ottimi attori, va riconosciuto un casting eccezionale), tanto che la materia della sceneggiatura (scritta dallo stesso Tarantino) potrebbe essere facilmente assimilata in chiave teatrale grazie all'unità di scena e di tempo e ai dialoghi che la fanno da padroni nell'opera (e che potrebbero facilmente sostituire i vari flashback e approfondimenti dei singoli personaggi). Il regista sciorina la sua personale filosofia ultra realista (ciò che accade è troppo perfino per la realtà) mettendola in bocca agli stessi personaggi - in particolare, nella scena in cui si discute su come raccontare una barzelletta si delineano i canoni della narrazione alla Tarantino: un occhio ai dettagli, una necessaria verosimiglianza, i fatti essenziali e un glorioso, eccitante ricamo attorno. E questo è Le iene. Anche ovviamente grazie a facce come quelle di Harvey Keitel, Tim Roth, Michael Madsen, Chris Penn, Steve Buscemi; Tarantino si riserva un ruolo marginale, come amerà spesso fare nel suo cinema. Altra peculiarità stilistica si ritrova infine nel protagonismo virtuoso della colonna sonora, qui intrisa di brani degli anni Settanta non celeberrimi, ma memorabili e tutti al posto giusto. 7/10.
Cinque delinquenti preparano con arte e perizia il colpo; ma uno di loro li tradisce e qualcosa inevitabilmente va storto: prima riparano in un magazzino abbandonato, con un poliziotto in ostaggio, e poi si elimineranno fra di loro, divorati dai sospetti.
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