Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film
Primo grande capolavoro tarantiniano. Le iene è un clamoroso esempio di noir post-moderno ambientato in un capannone con pochi mezzi e tante idee. I dialoghi di Tarantino sono, come si scoprirà in seguito quando il regista saprà ripetersi, il quid che rende questo film straordinario. Ma anche la scelta delle musiche, le trovate di sceneggiatura e soprattutto l’innovazione sul piano strettamente narratologico... Tarantino non ci fa vedere la rapina: ci fa vedere il dopo, ci racconta il prima, ma non arriva mai a mostrarci il durante. Il durante che rappresenta la scena madre del film. Dunque un noir che non ci mostra la concretizzazione del colpo. Perchè? Perché Tarantino delocalizza. Spiazza volontariamente lo spettatore per portarlo furbamente sul territorio che gli è più congeniale: quello della sceneggiatura... Insomma il furbo Tarantino fa passare le sue peggiori pecche (di ambientazione per motivi di budget soprattutto) per elementi invece stra-apprezzati, quasi geniali. Comunque tipicizzanti. È il genio puro di Tarantino. È forse il Tarantino più tipico. Quello che poi coi super-budget diverrà il narratore circolare di Pulp Fiction o l’autore per capitoli della saga di “Kill Bill”. Dunque, la genialità dell’intreccio, le (poche) location azzeccate, i cliché tarantiniani già belli evidenti (i bar come territori di colloqui cruciali, il sangue nelle auto, i personaggi senza passato né psicologia regressa). Per un insieme che rappresenta l’ultimo grande noir della storia. Insomma, non male per un opera prima...
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