Regia di Mervyn LeRoy vedi scheda film
Un melodramma di altri tempi, costruito apposta per far piangere il pubblico, ma risolto con un pudore che ancora colpisce lo spettatore odierno. Il regista Mervin Leroy non era un maestro, la sua regia oscilla fra alcuni momenti un po' troppo enfatici e sottolineati e altri che mantengono inalterata l'eleganza del tocco. Il film è tratto da un dramma teatrale di Robert E. Sherwood ed aveva avuto una precedente versione cinematografica diretta da James Whale, che però in Italia pochi avranno visto. È un cinema costruito sui due divi di turno, entrambi di una bellezza abbagliante, ma anche in buona forma recitativa: Vivien Leigh era reduce da "Via col vento" e fornisce una trepidante interpretazione della ballerina Myra che fa innamorare il tenente Roy Cronin, ma è destinata dallo scoppio della guerra ad una sorte infausta. Robert Taylor dimostra ugualmente di essere qualcosa in più del tipico belloccio che recita accanto a grandi dive e inietta un'energia accattivante al suo personaggio. Azzeccata l'idea del refrain musicale del Valzer delle Candele nelle scene in cui si tocca l'apice dell'emotivita', mentre il tragico finale ricorda da vicino quello di Anna Karenina che non a caso la Leigh interpreto' qualche anno dopo. Considerando le sue possibilità espressive, è un peccato che l'attrice abbia avuto una carriera cinematografica piuttosto breve e non esaltante, purtroppo minata da una malattia nervosa che ne spezzo' l'equilibrio psicologico. Ma guardando il Ponte di Waterloo, lo spettatore continua a piangere senza vergognarsi di farlo.
Voto 7/10
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