Regia di Mervyn LeRoy vedi scheda film
Londra, 1939: il giorno della dichiarazione di guerra alla Germania, un ufficiale inglese sosta sul ponte di Waterloo e ripensa fra sé a una storia dell’altra guerra. In quello stesso luogo aveva conosciuto una ballerina classica, che aveva potuto frequentare solo per pochi giorni prima di partire per il fronte scambiandosi una promessa di matrimonio. Poi lei lo aveva creduto morto (un giornale aveva riportato per errore il suo nome fra quelli dei caduti) e, avendo perso il lavoro, era stata costretta a prostituirsi. Al ritorno inatteso di lui, e di fronte alla prospettiva di sposarlo consapevole della propria indegnità, aveva preferito uccidersi, gettandosi sotto un camion di passaggio proprio sul ponte. Un gioiello del genere melodrammatico, che basandosi su un soggetto piuttosto datato (la donna traviata per colpa della fatalità) fa discorsi ancora oggi attuali: gli uomini partecipano alla guerra come a un gioco il cui rischio è messo in conto, mentre le donne rimaste a casa ne subiscono in profondità le conseguenze umane. In un simile contesto è inevitabile che Robert Taylor sembri un bietolone, mentre Vivien Leigh rifulge di passione e sofferenza. Hanno una terribile bellezza due sue scene con la mancata suocera: al loro primo incontro le nasconde la morte del figlio (che lei stessa ha appena appreso), dopo il rientro di lui osa confessare soltanto a lei la propria professione (senza dirlo apertamente, solo lasciandolo intuire).
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