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I Am Not a Serial Killer

Regia di Billy O'Brien vedi scheda film

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La recensione su I Am Not a Serial Killer

di pazuzu
5 stelle

 

John Wayne Clover è un sedicenne problematico il cui passatempo preferito è aiutare la madre e la zia nell'obitorio nel quale lavorano, imbalsamando corpi e facendo la conta degli organi. Il dottor Neblin, che lo segue ormai da tempo, ha diagnosticato la sua tendenza sociopatica, avvisandolo di avere tutti i tratti caratteriali per poter diventare un serial killer: di conseguenza, per evitare di perdere il controllo e commettere qualcosa di irreparabile, John si è dato delle regole da rispettare scrupolosamente. Quando un giorno un uomo viene trovato massacrato, ed il suo corpo deturpato e mancante di un rene, John, prima degli altri, intuisce essere proprio l'opera di un serial killer. Le sue indagini lo portano presto ad assistere a distanza all'omicidio successivo: individuato il responsabile nel signor Crowley, un insospettabile vecchietto che abita nel vicinato, John inizia a seguirlo, ossessionato dall'idea di riuscire a fermarlo, ma prima ancora di comprendere quale disegno questi stia mettendo in atto Nel farlo, però, rischia di abbassare la guardia nei confronti di sé stesso e di far uscire il lato mostruoso che da tempo tiene faticosamente a bada.

 

 

Presentato ad Alice nella Città nella sezione Panorama, nell'ambito dell'XI Festa del cinema di Roma, I am not a serial killer, del regista irlandese Billy O'Brien, è la trasposizione cinematografica del primo dei tre libri dedicati dallo scrittore Dan Wells a questa sorta di Dexter in fasce. L'elemento caratterizzante del film di O'Brien è non cercare la suspense a tutti i costi, bensì proporsi quasi come un dramma psicologico incentrato sulla figura del ragazzo - serial killer potenziale - e sulla sua sfida con sé stesso: comprendere e disinnescare lo psicopatico senza diventare come lui.
Partendo da questo assunto, il regista costruisce un racconto malato e cupo, avvolgendolo in un'atmosfera opprimente cui fa da contraltare il ricorso saltuario ad un senso dell'umorismo macabro e bislacco. Il giovane protagonista Max Records (già visto, ancor più giovane, in Nel paese delle creature selvagge), è bravissimo, con la sua aria slavata, a rendere le difficoltà e l'intuito di questo ragazzo capace di empatizzare più con i pazzi che con i sani, e altrettanto si può dire per il veterano Christopher Lloyd (lo scienziato Doc in Back to the future), il cui serial killer ha l'aspetto di un anziano claudicante e all'apparenza inoffensivo.

 

 

Ma nonostante, con il suo passo moderato ma costante, il film tenga alta l'attenzione fino a pochi minuti dalla fine, peraltro sostenuto da una buona colonna sonora rock (che culmina con l'immortale Spirit in the Sky di Norman Greenbaum), a far crollare un po' tutto è proprio l'epilogo: confuso, frettoloso, e caratterizzato da una svolta fanta-horror astrusa e fuori contesto. Un vero peccato.

 

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