Regia di Pupi Avati vedi scheda film
Fratelli e sorelle è stato un mezzo passo falso (sia di critica che al botteghino) disorientante per un Pupi Avati ormai lanciato, dopo Bix - dell'anno precedente - alla conquista dell'America (tant'è che il successivo Magnificat viene realizzato a bassissimo budget, senza grandi nomi nel cast e nel cuore dell'Umbria). Sempre fedele a un'etica minimalista, intimista e sincera all'inverosimile, il regista emiliano scrive e dirige una storia di italiani negli Usa, sfruttando l'ambientazione 'esotica' soltanto come contesto per la sua storia, ma continuando a ricorrere a interpreti nostrani e ai soliti, fidati collaboratori trasportati in massa a lavorare oltreoceano. Eppure, nulla di più lontano dal film tipico avatiano: anzi, per la soffusa tensione psiclogica e lo studio delle interrelazioni fra personaggi (e soprattutto fra parenti stretti), pare in molti momenti di osservare piuttosto un Bergman; però, a differenza dal cinema del Maestro svedese, mancano qui climax o esplosioni di tale tensione. Il finale, quieto e sommesso, pacifico e rassicurante, ne è la perfetta esplicazione. Come detto in apertura, Fratelli e sorelle - nonostante Rai e Filmauro in produzione accanto alla Duea degli Avati, nonostante i nomi di richiamo come Franco Nero, Paola Quattrini, Anna Bonaiuto, Lino Capolicchio - non fu un successo e il regista dovette abbandonare l'idea di proseguire la carriera in America; ma solo momentaneamente, perchè l'accoglienza contrastante di Magnificat (1993) lo convinse poi a riprovarci con il successivo L'amico d'infanzia (1994). Si segnala qui l'esordio di Stefano Accorsi, che Avati aveva scartato ai provini, ma seppe farsi apprezzare e infine scegliere per la simpatica insistenza: probabilmente la sua migliore prestazione da qui a parecchi anni, considerando la tragica (in termini di resa attoriale) fase iniziale della sua carriera. 6/10.
Una donna sulla quarantina, lasciata dal marito, vola con i due figli ormai adulti negli Usa, dalla sorella. Questa vive con un uomo che ha avuto due figlie, grandi anche loro, da un precedente matrimonio.
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