Regia di Carlo Verdone vedi scheda film
Dopo una serie di lavori non troppo riusciti per le eccessive ambizioni (Compagni di scuola come ritratto generazionale; Il bambino e il poliziotto come film per famiglie; Stasera a casa di Alice come triangolo sentimentale 'moderno'), Verdone decide di tornare - e finalmente - a ciò che sa fare meglio: cioè la commedia pura. Con una spruzzatina di rosa, ma senza lasciare troppo spazio all'amore, se non per analizzarlo come forma di perversione, di deviazione mentale, di felice sadomasochismo: eppure Maledetto il giorno che t'ho incontrato è più Harry ti presento Sally che Io e Annie, più una blanda imitazione del modello alleniano (nevrosi + fatalità = amore) che un'alternativa al modello stesso. Bravi i due protagonisti, Verdone e la Buy, dei quali solo il primo però vincerà un David (gli altri quattro: montaggio di Antonio Siciliano, fotografia di Danilo Desideri, attrice non protagonista Elisabetta Pozzi e sceneggiatura di Verdone e Francesca Marciano - per la prima volta quindi in assenza della premiata coppia Benvenuti / De Bernardi); il ritmo c'è, ma riempire due ore di pellicola con una storia così poco originale è comunque un'impresa dura. E che in questo caso non riesce, senza dubbio. Certi duetti fra i protagonisti sono sinceri e riusciti (le uniche cose davvero riuscite, anzi), ma spesso si avverte nel complesso una certa mancanza di sostanza (le - fondamentali - psicologie dei due personaggi centrali vengono trattate con discreta approssimazione, per es.). Producono i Cecchi Gori, musiche di Fabio Liberatori, particina - nei panni di sè stesso - per il mitologico Richard Benson (se ve lo stavate chiedendo, recita da cani). 4/10.
Un critico musicale fissato con Hendrix e un'attrice condividono lo stesso psicanalista, nonchè una valanga di nevrosi. Provano a frequentarsi come amici, ma non funziona; due anni dopo si reincontrano per caso a Londra e questa volta qualcosa è cambiato.
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