Regia di Carlo Verdone vedi scheda film
Il difetto di Verdone regista, quando ha cercato di divincolarsi dal cinema delle macchiette (che resta il suo migliore), è quello di peccare sempre d'originalità, di andare troppo spesso a rimorchio di qualche tendenza di successo di derivazione americana. Così, come con "Compagni di scuola" aveva un po' scopiazzato il modello del "Grande freddo", con "Maledetto il giorno che t'ho incontrato" si rifà, per così dire, alla lezione di "Harry ti presento Sally". Non per niente, Verdone sceglie come coprotagonista femminile l'attrice italiana che più somiglia, fisicamente e professionalmente a Meg Ryan, e cioè Margherita Buy. Il risultato, nonostante un finale affrettato ed abborracciato, dove le svolte sono davvero troppo repentine ed ingiustificate, è uno dei meno dispiacenti del regista. Che preme - è vero - il piede sul pedale delle stesse tematiche di sempre: la goffaggine del suo personaggio, le sue fisime e nevrosi, la sua vigliaccheria, la sua bontà di fondo. Però, insomma, il racconto sta insieme, anche grazie alle belle canzoni rock dell'immenso Jimi Hendrix, e c'è da meravigliarsi, semmai, che un film come questo non abbia aperto a Verdone le porte del successo, quanto meno in Inghilterra (dove avrebbe dovuto piacere al pubblico abboccato di "Quattro matrimoni e un funerale") e negli USA.
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