Regia di Carlo Verdone vedi scheda film
C'è un musicologo, Bernardo, impegnato nella stesura di una biografia su Jimi Hendrix e dipendente da ogni tipo di farmaco. Viene scaricato da Adriana, la fidanzata, che se ne scappa con un altro. L'unico argine alla sua depressione è l'analista Altieri. Nello studio del medico incontra la nevrotica Camilla, attrice in analisi da cinque anni innamoratasi del medico. Prima come messaggero di biglietti amorosi e poi come principale bersaglio delle sue fobie ("martellante come un concerto degli U2 in un asilo"), la ragazza irrompe nella vita dell'uomo e il rapporto tra i due ha uno spiacevole epilogo. Tre mesi dopo si reincontrano a Londra, ma tutto sembra diverso. Ma l'antica passione per le medicine e un'attrazione covata da tempo sconvolge ulteriolmente le loro vite. Lieta fine. Ma maledetto il giorno che ci siamo incontrati!
Commedia sentimentale come raramente se ne vedono in Italia, è uno dei risultati più incisivi di Carlo Verdone. Nonostante la pur buona sceneggiatura scritta con Francesca Marciano dimostri talvolta fiato corto, specialmente nelle scaramucce tra i due protagonisti, il film fila con garbata simpatia, battute pungenti, esilaranti gags e un cast eccellente. Carlo Verdone è veramente un patito di Hendrix e la passione per i cantanti maledetti era già presente in Compagni di scuola. La nevrosi è il tema, se non principale, dominante e i riferimenti sono rivolti, inutile a dire, anche a Woody Allen: quest'aspetto è maggiormente presente nella prima parte italiana, con il rodaggio della coppia, nevrotica fino all'inverosimile, mentre nella seconda parte inglese c'è il tema del rapporto di coppia che comanda e tutte le sue "catastrofiche" conseguenze.
Il merito maggiore è però nella recitazione dei due protagonisti: se un sensibile Carlo Verdone, ormai lontano dai "personaggi" degli inizi, riesce ad autodirigersi con abilità, è la splendida Margherita Buy a lasciare il segno con una delle interpretazioni più gustose e travolgenti della sua carriera. Cenni anche ad Elisabetta Pozzi e alla fotografia livida di Danilo Desideri.
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