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Il silenzio del mare

Regia di Jean-Pierre Melville vedi scheda film

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La recensione su Il silenzio del mare

di OGM
10 stelle

Capolavoro semisconosciuto di Jean-Pierre Melville, questo film realizza un perfetto equilibrio tra l’immagine e l’invisibile, tra il dialogo e il non detto. La storia è tutta lì, dentro un salottino illuminato da un caminetto, in cui alle parole in libertà dell’ufficiale tedesco corrispondono il silenzio  e l’impassibilità dei suoi ospiti, un anziano francese e sua nipote, che, seduti nelle loro poltrone accanto al fuoco, rimangono muti e come assenti.  Il soldato parla dei suoi sogni, delle sue passioni, dell’utopia di un’Europa libera ed unita, in cui vincitori e vinti si possano raccogliere entusiasti intorno ad un comune progetto di grandezza. La sua voce riempie il vuoto tutt’intorno, in cui si propaga solenne e potente, come le ondate di una melodia romantica; sul suo cammino, non incontra mai un ostacolo, non suscita reazioni, né riceve una risposta; però si carica della tensione inespressa, eppur palpabile, di coloro che, ascoltandolo, un po’ lo temono, un po’ non riescono a credere, un po’ non capiscono. Dalla mente di Werner non Ebrennac si proiettano nell’aria visioni letterarie, che fanno da artistico contorno all’impossibile ideale di una guerra combattuta per celebrare il matrimonio tra due popoli e tra due culture: una dichiarazione d’amore - diretta alla giovane donna china sul lavoro a maglia – che l’uomo porge nella sontuosa veste di una poesia gloriosa e universale. Il suo stile è la retorica guerresca dello Sturm und Drang, ingentilita dall’erudizione, e sublimata da un nobile distacco. Il suo sguardo punta verso un orizzonte inesistente, e non vuole posarsi al suolo, dove gli oppressi arrancano, dove giacciono i cadaveri e scorre il sangue; da lassù egli non scorge la pesante eredità di un passato che insegna il dolore e ammonisce contro l’odio. Non vedere il terreno su cui poggiano i piedi è una strana forma di accecamento, che dà la pericolosa illusione di poter volare. Questa ebbrezza semina il terrore, come il canto di un ubriaco che, stando ai margini del mondo, osanni il male come fosse la via della salvezza, e  la violenza come fosse un vigoroso abbraccio.

Il silenzio del mare è il sommesso mormorio di un’immensa anima che soffre, che accoglie dentro sé tutti i tormenti e però, apparentemente, tace; è una nazione intera che resta ferma e attonita di fronte alla temibile follia di un manipolo di invasori, mentre il vero strazio si consuma nella profondità di una miriade di poveri cuori derelitti. 

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