Il personaggio di Gabrielle interpretato magistralmente da Marion Cotillard, è decisamente controcorrente,infrange le regole e le convenzioni di una società perbenista e ipocrita,che facilmente giudica, condanna e ghettizza,s'infatua di un uomo bello e impossibile, talmente malato da contorcersi negli spasmi più atroci. Si avvicina a lui, sempre di più,prima lo spia da dietro le porte, poi gli parla, si racconta e ne conosce la sua tormentata vita, vive in modo totalizzante questo morboso amore per Sauvage,che è l'incarnazione perfetta del suo ideale di amore,lo mitizza in maniera struggente e romantica,come l'eroine dei romanzi d'appendice che per anni,ha divorato, nutrendo la sua fantasia patologica.
Quando torna a casa, guarita dai calcoli,"il mal di pietre" del titolo e aver scoperto di essere incinta, Gabrielle continua a vivere nell'adorazione e nel ricordo dell'ufficiale, gli scrive lettere e aspetta, non nasconde al marito ciò che ha dentro, non facendosi scrupolo di ferirlo,nel frattempo il figlio nasce e cresce e la famiglia va avanti,fino alla rivelazione finale che ovviamente non si svela.
Garcia sulla scorta del libro omonimo della scrittrice sarda Milena Agus,gira questa bella trasposizione cinematografica,molto interessante e intrigante, seminando il percorso della storia di tanti piccoli indizi, che fanno appena intuire allo spettatore ciò che si comprende relamente solo alla fine.
Vedo dai commenti che ll film non è piaciuto a molti,ovviamente il giudizio è sempre una questione soggettiva e di gusto personale.Tuttavia non si può non riconoscere, la qualità di una sceneggiatura di spessore,al servizio di una regia puntuale e precisa e un'interpretazione intensissima da parte della protagonista.
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