Regia di Kai Wessel vedi scheda film
La II guerra mondiale è ancora in corso e in un sanatorio tedesco Lossa (Pietzcker), un tredicenne yenish sano, svelto e intelligente, viene internato insieme a tanti altri ragazzi con problemi di salute e mentali. Inconsapevoli, questi ragazzi seguono il programma di eugenetica del dott. Veithausen (Koch), l'espressione incarnata della banalità del male. Come fosse ancora ai tempi della rupe Tarpea, l'uomo, in nome della difesa della purezza della razza ariana, dapprima causa il decesso dei ragazzi tramite barbiturici, quindi passa a una dieta rigorosamente ipocalorica. Ma Lossa ha capito il lugubre gioco del medico e cerca di sottrarsene, portando con sé un'amichetta.
Girato con uno stile classicissimo e a dir poco convenzionale, senza alcuna trovata visiva o di regia, Nebbia in agosto va a nutrire il breve elenco (I fiumi di porpora, Un'altra giovinezza, The german doctor) di quei film che hanno toccato il terribile capitolo dell'eugenetica nazista. Toccante senza essere stucchevole, il film - tratto da una storia vera che coinvolse un piccolo ragazzo nomade - indugia tuttavia su una serie di dettagli trascurabili, che ne portano la durata a oltre due ore.
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