Regia di Kai Wessel vedi scheda film
La smaterializzazione dell'umano.
Dopo la lettura di "Ausmerzen" di Marco Paolini, ognuno ha sentito crescere dentro di sè la sensazione acuta del dolore universale. Quasi una sorta di ottundimento mentale che tende a rendere irreale e impensabile il reale. Quasi che la crudeltà, proposta e esperita come normalità, potesse avere dei limiti valicabili oltre i quali nessun di noi riteneva che l'uomo potesse spingersi. Nebbia in agosto tende ad offrire, soprattutto a freddo, questo genere di riflessione: quanto, e sino a dove, può estendersi la facoltà mentale dell'uomo nell'architettare e realizzare l'orrore, frutto di evidenti devianze ideologiche, che conduce alla cieca obbedienza a idee e sistemi assolutamente folli! La considerazione intimamente materiale dell'essere umano, sino a giudicarne insussistenza la sua permanenza in vita, è davvero devastante. La "normalità", la "banalità del male" diviene così tanto pervasiva che la stessa lettura del film di Kai Wessel ne risulta quasi travolta, interiorizzata, impregnata. La fredda razionalita del Dr Werner Weithausen compie gli atti della distruzione, della soppressione, della smaterializzazione dell'umano quasi come nessi concatenati di una semplice funzione e, per conseguenza, semplice quotidianità. Funzioni da assolvere con la medesima scansione e regolarità con le quali, all'interno di un Istituto per infermi, si cambiano le lenzuola o si affrettano le colazioni o le cene. La straordinaria prestazione attoriale del piccolo Ivo Pietzcker, nei panni di Ernst Lossa, rende la pellicola ancora più godibile sotto i profilo dinamico della narrazione. La sua capacità espressiva rende agile , scorrevole e densa il dipanarsi delle sequenze. La fotografia, che a me è piaciuta moltissimo, concorre a classificare questo film, che bisogna rincorrere e cercare nelle sale periferiche delle città, a causa della sua scarsa "appetibilita economica" è invece un lavoro encomiabile che deve essere diffuso e distribuito, propedeuticamente alle riflessioni sul periodo nazista in Europa, proprio nelle istituzioni scolastiche ed educative. Tanto più questo lavoro sarà fatto, tanto meno crescerà l'indifferenza sul dolore del mondo.
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