Regia di Alberto De Martino vedi scheda film
Che Roma come Chicago si proponga di inserirsi nel filone poliziesco alla Lizzani, si intuisce già dallo scimmiottante sottotitolo Banditi a Roma, fin troppo aderente al da poco uscito Banditi a Milano del collega più celebre; come in tale pellicola, inoltre, al centro della storia c'è tanta azione scoppiettante, ma va anche riconosciuto meno interesse alla pura cronaca, all'aspetto sociologico sotteso dalle vicende. In tal senso si può invece sostenere che Roma come Chicago prenda piuttosto spunto dagli spaghetti western, con le loro classiche storie di vendetta senza pietà e di banditi senza cuore; è un western di città e moderno, sì, ma lo spirito è essenzialmente il medesimo. Nonostante il dispiegamento di nomi per il soggetto (Giacinto Ciaccio, Massimo D'Avak, Carlo Romano) e per la sceneggiatura (Arduino Maiuri, Alberto De Martino, Massimo De Rita), il film non gode comunque di grandi momenti o di scene particolarmente memorabili, sebbene si tratti in ogni caso di un prodotto adeguatamente rifinito - anzi, forse pure troppo vista la pochezza della storia di base. Nel cast si vantano le presenze di John Cassavetes (che sarebbe a tutti gli effetti il protagonista, se non fosse che il suo personaggio per la gran parte del film rimane in carcere lontano dall'azione narrata), ma anche di Luigi Pistilli, di Riccardo Cucciolla, di Anita Sanders, di Gabriele Ferzetti, di Orso Maria Guerrini; nella sezione tecnica compaiono inoltre svariati 'big': Colangeli per il montaggio, Gherardi a occuparsi delle scene, Morricone e Nicolai della colonna sonora (a dire il vero neppure eccezionale), con la fotografia a cura di Aldo Tonti. Dati i presupposti, il risultato apparirà ancora più modesto. 4/10.
Una rapina separa due complici: uno finisce in galera, l'altro rimane in libertà e arriva a uccidere pur di salvarsi. Fra le sue vittime c'è anche la moglie del complice galeotto, che una volta uscito, ovviamente, vorrà farsi giustizia da solo.
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