Regia di Alberto Grifi vedi scheda film
Materiale tratto dall’archivio di Alberto Grifi, sul tema dei prigionieri di guerra.
Dalla testimonianza di un sopravvissuto al campo di concentrameno di Auschwitz a quella di un soldato palestinese fatto prigioniero durante il conflitto con Israele, per concludere con quella di un detenuto abusato nelle carceri italiane: questo lavoro pesca dal materiale dell’archivio di Alberto Grifi toccando un argomento invisibile e indicibile, mescolando sapientemente parola e immagine, con un approccio metacinematografico (osserviamo sia la fase di ricerca del materiale filmato che quella di montaggio) e un ambiguo snodo centrale a complicare ulteriormente la faccenda. Quest’ultimo consta nella visita – pochi secondi in tutto, in realtà – da parte di Grifi a Michelangelo Antonioni, mentre la voce fuori campo dello stesso Grifi ricorda come Monica Vitti dovesse faticare a lungo per convincersi finalmente a piangere all’interno del film Deserto rosso (1964). Ma se in quella pellicola l’attrice piangeva per un dramma borghese, nel frattempo scorrono le testimonianze sopra citate dei detenuti e delle atroci sofferenze patite in carcere o ad Auschwitz: il parallelo è, appunto, ambiguo prima ancora che inquietante, ma naturalmente a Grifi interessa confondere le acque innanzitutto. Trentacinque minuti di durata. 4,5/10.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta