Regia di Mike Flanagan vedi scheda film
Piccolo thriller-horror che fa della citazione del cinema dell'assedio e della civetteria meta-cinematografica (la sceneggiatrice impersona una scrittrice in crisi creativa di soggetti 'de paura' che riceve la visita di una maniaco assassino destinato a diventare il protagonista del suo ultimo libro) gli elementi principali del dispositivo filmico.
Ritiratasi nella comoda e isolata casa di campagna per scrivere il suo ultimo libro, la bella e giovane scrittrice sordomuta Maddie, riceve la furtiva visita di un serial killer mascherato e munito di balestra che ha già fatto fuori la sua sfortunata vicina di casa.
Sola e indifesa, la ragazza dovrà dar fondo a tutte le sue energie ed al suo strenuo istinto di sopravvivenza per difendersi dagli assalti del misterioso maniaco senza volto.
Parlare di thriller derivativo e di studiato meccanismo della tensione è quasi un obbligo quando si cita il giovane Flanagan, da sempre abituato a giocare con le istruzioni per l'uso di un genere che sembra aver eletto a manifesto di una personale poetica con cui declinare un cinema indipendente che minimizzi i costi e massimizzi i profitti. Questo vale ovviamente anche per quest'ultimo lavoro targato BH, che sin da subito sembra aver fiutato l'affare, lasciando carta bianca all'autore di Salem che si diverte a scrivere, insieme alla protagonista Kate Siegel, un piccolo thriller-horror che fa della citazione del cinema dell'assedio e della civetteria meta-cinematografica (la sceneggiatrice impersona una scrittrice in crisi creativa di soggetti de paura che riceve la visita di una maniaco assassino destinato a diventare il protagonista del suo ultimo libro) gli elementi principali del dispositivo filmico. Pensato sin da subito per il mercato direct-to-video, conformemente allo spirito commerciale che si agita attorno e dentro al film, è proprio nella efficacia della messa in scena e nel serrato splicing del montaggio (sempre di Flanagan) che la banalità del tema e la prevedibilità della narrazione si riscattano adeguatamente, riconducendo l'impari lotta della banalità del male (Funny Games) contro la disabilità femminile (Jennifer Eight) e contro l'ingannevole sicurezza della vita borghese (The Strangers) all'interno di una trappola per topi dove la parte del gatto si inverte al più un paio di volte e dove una studiata teoria della percezione finisce per sostituire i classici contraccolpi della tensione.
Titolo onomatopeico esplicativo di questo assunto (inutilmente banalizzato dalla distribuzione nostrana), il film di Flanagan non è esente da incongruenze e banalità (un topo d'appartamenti capace di intendere e di volere le cui motivazioni omicidiarie ci sfuggono completamente, un maniaco mascherato - sempre lui - che rivela ben presto la propria identità, una ragazza bella e intelligente che combatte ladri e malintenzionati a forza di lampeggianti da cucina ed allarmi per auto), pur mostrandosi perfettamente in grado di condurre le scene d'azione verso la naturale conseguenza di una lotta per la sopravvivenza che ambisce ad avere un finale non così scontato come in effetti si rivelerà essere (appunto volante sul pc off line: veloce descrizione del maniaco; breve commiato dai genitori; "morta cobattendo").
Pare mancare il coraggio della cattiveria, ma è solo studiato mestiere.
Kate Siegel , anche (sordo) muta e tutta zozza di sangue, è così bella da mozzare il fiato.
Presentato in anteprima al South by Southwest Film Festival 2016, da noi è disponibile solo su Netflix...oppure:
Hush, Il silenzio è d'oro
Hush, Il silenzio è d'oro
Hush, Il silenzio è d'oro...
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