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Il terrore del silenzio

Regia di Mike Flanagan vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Il terrore del silenzio

di alan smithee
7 stelle

Circostanza da manuale (horror) ad hoc: giovane donna con un serio handicap vive in quasi totale isolamento presso una bella baita sperduta in un bosco: è una scrittrice trentenne, piuttosto avvenente, e soffre di una forma di sordomutismo contratta da bambina in conseguenza di un forte attacco di meningite: per questo ha scelto di vivere in isolamento, pur legata al mondo circostante da un buon collegamento alla rete internet, tramite computer o telefono cellulare, di cui sfrutta le applicazioni visive.

Scopriamo che la ragazza è una promettente scrittrice, che trascorre il tempo a ultimare il suo secondo atteso romanzo, che fa seguito al successo della sua prima opera.

Una sera un assassino uccide a coltellate la sua vicina di casa e minaccia la donna, costringendola a subire un sadico gioco al gatto e al topo in cui la donna cercherà in tutti i modi di evitare la fine occorsa alla sua amica: una lotta impari e tutta giocata sulla tattica, l’unico escamotage con cui la donna capisce di poter avere delle chances contro un nemico sadico e crudele che agisce solo per il gusto di uccidere, senza altri scopi o premeditazioni.

Lo specialista e molto attivo Mike Flanagan torna a dare notizie di sé con un horror classico giocato sul un buon dosaggio ed accumulo di suspence, sul ritmo serrato, sulla caccia all’uomo ben giostrata e condotta nel rispetto delle regole più assodate del genere.

Insomma Flanagan sembra aver ben imparato bene (sin troppo!) la lezione di Wes Craven riepilogata ed estrinsecata con cura in Scream e nei successivi seguiti, e firma un horror classico e puro giocato tutto sullo scontro frontale tra un nemico potente, ed una vittima che ha solo la possibilità di temporeggiare per evitare il peggio.

Un gioco crudele e sadico di un gatto malvagio contro un topo indifeso che tuttavia intuisce che l’unica possibilità di salvezza consiste nel resistere, aguzzare l’ingegno, e fare di necessità virtù, sfruttando le proprie vulnerabilità in modo che si traducano in punti di forza in grado di sorprendere lo spietato assassino seriale.

Un prodotto di genere, e come tale molto fine a se stesso, ma in grado di soddisfare, se non addirittura entusiasmare, gli amanti delle atmosfere tese, garantendo uno sviluppo impeccabile e una dinamica dell’azione concitata e saldamente costruita sul personaggio principale, che la giovane attrice Kate Siegel impersona con una convincente caratterizzazione e una mimica generosa e credibile, resa indispensabile dalle circostanze del contesto di partenza, che la sceneggiatura sceglie saggiamente di farci intuire, senza rivelarci esplicitamente nulla nel suo incipit, con saggio risparmio di inutile pedanteria.

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