Regia di Elio Piccon vedi scheda film
"Nell'atmosfera squallida ai margini della città, le officine del gas sembrano esprimere con i loro tetri profili tutta la tristezza della periferia...": come esordio per il commento di un documentario industriale, siamo in territori lirici decisamente inusuali, per quanto a loro modo intriganti. Il problema principale di Gas di città è che tutto il testo declamato con tono stentoreo dalla voce fuori campo sarà di questa risma, più adatta a un lavoro goffamente baldanzoso dell'epoca fascista che al 1949 (ormai post-)neorealista in cui il film viene girato. E dire che Elio Piccon ha 24 anni soltanto, è appena uscito dal Centro sperimentale di cinematografia e qui è alla sua seconda pellicola; lo stesso Piccon, negli anni a venire, dimostrerà una sensibilità sopra la norma producendo un cinema civile - passato incredibilmente sotto silenzio o quasi - impregnato di denuncia sociale e dalla retorica schietta, diretta, pragmatica: evidentemente Gas di città gli è servito a fare pratica e poco altro. Nove minuti in bianco e nero durante i quali osserviamo da vicino varie fasi della lavorazione nell'officina Romana Gas, nella Capitale, "con la consulenza e la collaborazione di Tecnici e Maestranze", come recita la didascalia introduttiva, maiuscole comprese. La fotografia è di Oberdan Trojani, i contenuti sono interessanti, ma certo le opere memorabili di Piccon devono ancora arrivare. 5/10.
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