Regia di Asghar Farhadi vedi scheda film
Dopo "Una separazione", che a mio parere resta una delle punte alte del cinema del decennio 2010/19, Asghar Farhadi ha continuato a lavorare anche all'estero, ad esempio con "Il passato" girato in Francia, ma è soltanto in patria che ha continuato a dare il meglio di sé. Questo "Il cliente" è un film di grande interesse e di notevole forza drammatica, da annoverare sicuramente fra le sue migliori riuscite affianco a "Una separazione", e spiace che per la distribuzione italiana abbiano scelto un titolo francamente banale rispetto a quello internazionale "The salesman", Il venditore, che traduce alla lettera l'originale e fa un riferimento esplicito alla pièce di Arthur Miller che ha un posto importante nella trama. La storia di una coppia di attori di Teheran, Emad e Raana, impegnati nelle prove di "Morte di un commesso viaggiatore", che sono obbligati a traslocare a causa delle crepe che si aprono nel palazzo in cui vivevano, ma la cui stabilità e armonia verrà distrutta dalla visita imprevista di un cliente abituale di una prostituta che viveva in precedenza nell'appartamento che hanno appena occupato. Farhadi costruisce un thriller psicologico dalle risonanze etiche profonde in cui si avverte qualche eco dell'Allen di "Crimini e misfatti" e "Match point", una riflessione sulla relatività della giustizia e sulla limitatezza dell'agire umano che ha il pregio di non dare risposte definitive e di addentrarsi in territori esistenziali con spirito problematico e volontà di aderire pienamente alla complessità del reale. La sceneggiatura è densa e stratificata come nel precedente lavoro del 2011, premiato come questo con l'Oscar per il miglior film straniero, la regia mantiene un taglio cinematografico più moderno rispetto alle consuetudini del cinema orientale degli ultimi anni. Di notevole interesse sociologico per gli spettatori occidentali che conoscono poco della realtà iraniana, "Il cliente" è un film che cresce lentamente e arriva nella parte conclusiva ad esiti devastanti, filmati con un rigore ammirevole e senza alcun compiacimento estetizzante, in questo caso ottimamente serviti dagli attori fra cui vanno elogiati senza riserve i due protagonisti Shahab Hosseini e Taraneh Alidoosti, di cui il primo magistrale nel modulare la disperazione e il desiderio di vendetta dell'attore Emad, giustamente premiato con la palma d'Oro al festival di Cannes. Senza voler spoilerare la parte finale, il confronto fra il protagonista e l'anziano che potrebbe essere quel cliente che ha ridotto la sua vita in frantumi diventa una potente metafora del confronto fra la parte limpida e la parte oscura della personalità, ma svolto senza le convenzioni abusate di Hollywood e soprattutto senza moralismi. Cinema a mio parere necessario che ritrae con acutezza una realtà sociale piena di fermenti vitali anche se ingabbiata da un regime teocratico per molti versi discutibile.
voto 9/10
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta