Regia di Milos Forman vedi scheda film
Per non finire in galera, Randall Patrick McMurphy (uno strepitoso Jack Nicholson) si fa internare in un ospedale psichiatrico dell'Oregon. Il suo arrivo sovvertirà l'ordine dispoticamente costituito dalla capo-infermiera (Louise Fletcher): con McMurphy, i degenti troveranno momentaneamente una dimensione umana attraverso gite, festicciole e altre forme di svago. Ma quando uno dei picchiatelli (Brad Dourif), dopo una notte brava passata con una prostituta, si suicida per la vergogna, l'ira di McMurphy, indirizzata verso la capo-infermiera, verrà punita con la lobotomia. Ma un indiano internato (Will Sampson) saprà cogliere il messaggio utopico di McMurphy.
Basato sul romanzo dello psichiatra visionario Ken Kesey, guru della cultura psichedelica degli anni '60, Qualcuno volò sul nido del cuculo (il titolo, in slang, significa "finire in mezzo ai matti") è uno dei film americani più importanti del decennio: la narrazione impeccabile, la perfetta recitazione dei protagonisti e dei comprimari, il montaggio da antologia, il merito di avere saputo "collegare la condizione dei presunti malati di mente a quella degli indiani" (Kezich) e gli improvvisi acuti comici sono addendi di una somma che offre come risultato un film commovente e splendidamente diretto. Una vera pietra miliare nella rappresentazione della controcultura d'oltreoceano. Prodotto da Michael Douglas, il film raccolse cinque meritatissimi Oscar: miglior film, regia, protagonista maschile e femminile e sceneggiatura (di Lawrence Hauben e Bo Goldman).
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