Regia di Milos Forman vedi scheda film
Gran bel film di Milos Forman che affronta un argomento spinoso (il manicomio e soprattutto col quesito chi sono i “matti”) con un approccio stimolante e variegato grazie a molteplici aspetti, formali e non, che messi tutti insieme costituiscono un’opera che si lascia assorbire con disarmante immediatezza.
Randle McMurphy (Jack Nicholson) è un piccolo criminale che finge di essere matto per uscire dal carcere e finire così in manicomio.
Qui finisce sotto le grinfie dell’infermiera “dittatrice” Ratched (Louise Fletcher) e lo spirito sovversivo dell’uomo finirà col cozzare con la disciplina imposta all’interno del reparto.
Formerà comunque un bel gruppo con gli altri “ospiti”, ma il suo “tirare” la corda lo metterà più volte nei guai, tra una gita fuori porto (più che fuori porta) ed un party con due belle ragazze a ravvivare ulteriormente gli animi.
Indubbiamente trattasi di un ottimo prodotto, confezionato con abilità, sagacia, forza di volontà e necessità comunicative dove una critica missiva all’istituzione del manicomio (a parte i nocivi metodi di “cura”, è esemplare il dialogo all’interno del quale si fa presente come le pene in prigione siano a tempo determinato, mentre in manicomio fa fede esclusivamente il parere clinico del responsabile, mancando quindi l’oggettività), si accompagna soprattutto ad una straordinaria storia di amicizia di gruppo.
E’ infatti impossibile non affezionarsi a personaggi come “Grande capo” (efficacissimo il suo percorso di trasformazione), mentre ovviamente primeggia Jack Nicholson grazie ad un ruolo scritto benissimo, dai dialoghi sboccati alle sue esigenze di vita, nel quale può dar sfogo a tutta la sua estrosità (che raggiunge picchi francamente elevatissimi).
Ma tutto il gruppo di “comprimari” (tanti nomi e/o volti che si ritaglieranno poi il loro spazio) pare un’orchestra stramba guidata da un direttore in gran forma, sensazione che trova una sua definitiva consacrazione nella festa improvvisata del prefinale che anticipa una conclusione ad effetto, forte, emotivamente potente, visivamente rappresentativa, di quelle che da sempre piaciono (l’Academy senza dubbio gradì moltissimo visti i riconoscimenti assegnati al film) e che sono destinate a rimanere scolpite nel subconscio.
In conclusione rimane un film da vedere ed assaporare in tutte le sue sfumature e peculiarità, forse un po’ smaliziato, ma sicuramente scritto, diretto ed interpretato con maestria, sicurezza, profondità ed umanità.
Indimenticabile.
VOTO : 9/10.
Brillante direttore di orchestra.
Gestisce con destrezza la materia narrativa in suo possesso costruendo un meccanismo che unisce l'utile (la denuncia) al dilettevole (un gruppo di amici e dinamiche inaspettate).
Certo il ruolo non gli permette grandi cose, ma si comporta comunque piuttosto bene.
Giganteggia, e gigioneggia, come piace a lui.
Interpretazione tanto incredibile quanto indimenticabile (impossibile levarsi dalla testa alcune scene e relative sue espressioni).
Glaciale, sempre formalmente precisissima, il suo sguardo quando sta venendo strangolata è da pelle d'oca.
Ruolo ottimo, interpretazione di buonissimi livello.
Il suo "Grande capo" è un personaggio che ha un'evoluzione ragguardevole nel corso della trama.
Molto bravo lui, gigante con l'anima.
Personaggio che sul finale sale molto di tono.
E con esso anche la prova dell'attore.
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