Regia di Milos Forman vedi scheda film
Un po' sopravvalutato secondo me. Un po' furbetto, forse. E datato: d'altra parte quelli erano gli anni dell'anti-psichiatria (in Italia, sicuramente...non so poi com'era la situazione negli USA: ad ogni modo, quelli erano anni di grandi battaglie civili un po' dappertutto) e credo che questo film abbia colpito i soci dell'Academy più per il tema trattato che per la forma. Il boemo esule Milos Forman combina un po' goffamente l'umorismo con lo strazio, la denuncia con l'analisi psicologica. Ne esce un'opera, impreziosita da tutti i membri del cast, sicuramente lucida nel condannare la crudeltà dei manicomi, ma abbastanza avara di momenti memorabili, travolgenti, sconvolgenti. Questi si trovano semmai nel "Corridoio Della Paura" del grande Sam Fuller, di 10 anni più vecchio, eppure ancora oggi molto più disturbante, più coraggioso, più crudele, forte di quella visionarietà, di quel lampo di follia creativa e di quella capacità di trasfigurare i sommovimenti politici dei primi anni 60, di cui il film di Forman purtroppo è in gran parte privo.
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