Regia di William A. Wellman vedi scheda film
Il sogno di uno studioso di statistica sembra avverarsi: negli Stati Uniti esiste davvero una città, Grandview, i cui indicatori rispecchiano quelli dell’intera nazione e che quindi può essere utilizzata come campione attendibile per ricerche di mercato. Lui ci si trasferisce per analizzarla, sventando anche i progetti di un’agguerrita giornalista che vorrebbe modernizzarla; ma, quando i cittadini scoprono di essere speciali, tutto cambia: Grandview attira una massa di nuovi abitanti, e si crea una bolla immobiliare che scoppia alla prima occasione in cui la città si rivela non più così rappresentativa. Quasi un film di Capra senza Capra, il cui spirito aleggia comunque ben visibile nel protagonista James Stewart e nello sceneggiatore Robert Riskin. La morale ha un senso (non ci si può sforzare di essere normali, perché la normalità dovrebbe essere un fatto spontaneo), la critica ai meccanismi della società dei consumi è ancora attuale, il ruolo esercitato dalla libera stampa è messo bene in chiaro; ma il finale, con la sua fiducia nella presunta sanità morale della gente comune, è veramente troppo ingenuo. Quasi un film di Capra, sì, ma del Capra più facile: quello di L’eterna illusione, non di Mr. Smith va a Washington o La vita è meravigliosa.
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