Regia di Kristina Grozeva, Petar Valchanov vedi scheda film
"Glory", che gioca bene con il duplice riferimento alla gloria e al nome dell'orologio co-protagonista del film, è una ballata triste sulla società di oggi, che solo per un caso del tutto cinematografico, è ambientata nella Bulgaria moderna. I due registi, una donna e un uomo, raccontano la parabola di un solitario operaio della ferrovia, balbuziente e buono, che pare uscito dai nostri film neo realisti: Petkov, questo il suo nome, controlla i binari della ferrovia e s'imbatte in una cospiscua fortuna in soldi, ma invece che intascarseli ne denuncia il ritrovamento alla polizia, diventando, suo malgrado, "l'eroe dell'onestà", impalmato dai media voraci e dal ministro dei Trasporti in persona. Questo suo gesto, del tutto naturale e sincero, finirà, però, per cambiargli la vita in peggio. Parabola del marcio che pervade i media e il potere e che si riflette inesorabilmente anche sull'uomo comune. La dignità di Petrov, la sua vita "piccola" e semplice, vengono letteralmente spazzati via a causa della sua onestà. Quasi grottesco, a pensarci bene, ma in realtà tristemente vicino a ciò che osserviamo quasi ogni giorno. Un buon film con ottimi attori, dalla costruzione un po' lenta ma inesorabile. Quasi un Ken Loach dell'est Europa, un po' meno urlato, un po' meno ideologico, ma con un finale che si sposerebbe bene con il cineasta inglese.
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