Regia di Isao Takahata vedi scheda film
I miei vicini Yamada è un film d'animazione giapponese del 1999, scritto e diretto da Isao Takahata.
Sinossi: Il film ci mostra la quotidianità di una normale famiglia giapponese (famiglia Yamada), divisa tra piccole scaramucce e battibecchi familiari fino ad ad affrontare questioni sicuramente più problematiche e serie...
Il penultimo lungometraggio del maestro Takahata è un capolavoro universale, una poesia dove lirismo, ironia e sperimentalismo si amalgamano alla perfezione.
Da un punto di vista narrativo il film è suddiviso da una serie di micro-storie in apparenza scollegate tra loro ma che in realtà costituiscono un quadro più grande noto come "vita"; tendezialmente sono sequenze molto ironiche, in alcuni casi pungenti come dimostra il primo bislacco dialogo tra il signor Takashi e suo figlio Noboru (inizio film), il tutto incentrato sull'utilità/inutilità di alcune materie scolastiche; ironia che in un batter d'occhio può essere accompagnata addirittura da riflessioni esistenziali, infatti lo stesso Noboru poco dopo esclamerà "chi sono io ?" oppure trattare problemi universali come la morte con una una base d'ironia di fondo sempre presente.
Inoltre quasi tutte le sequenze sono intervallate da brevi micro-spezzoni onirici o surreali che che rappresentano il pensiero dei personaggi, come il segmento in cui Takashi sogna di essere un super-eroe
Tutte le micro-storie si concludono con dei bellisimi haiku -componimenti poetici- scritti in kanji sullo schermo e letti da una voce fuori campo.
Continuando a soffermarci sulla "narrazione", le varie micro-storie sono ben studiate da Takahata, che ci mostra da una parte alcuni topoi negativi della sua società: dalla distanza del rapporto padre-figlio, al diffiicle ruolo della madre fino ad arrivare alla massacrante routine del classico salaryman nipponico, tuttavia l'obiettivo del regista è divulgare un "metodo" per affrontare nel migliore dei modi queste difficoltà quotidiane, ed il tutto può essere ricondotto nelll'amore e coesione familiare come conferma la splendida sequenza in cui Takashi chiede ad uno dei famigliari di portargli un ombrello in stazione, inizialmene tutti si rifiutano ma poi succede l'inaspetatto...
Il film di Yamada inoltre si distingue per uno stile grafico assolutamente inusuale ed innovativo, le scene sembrano essere riprese direttamente da un manga con una colorazione che ricorda l'acquarello; i disegni inoltre sono quasi caricaturiali con sfondi inesistenti tuttavia lo stile cambia radicalmente quando i nostri protagonisti dovranno affrontare sfide complicate come il fronteggiare dei bulli di quartieri, qui l'aura fumettistica scompare per lasciare spazio alla drammaticità del reale con un disegno si stilizzato ma elegante e realistico.
Ottima anche la regia dove che sfrutta sapientemente i piani sequenza molto amati da Takahata alternati a dei virtuosimi provenienti dalla carta stampata.
Un capolavoro totale che ci ricorda l'importanza della famiglia, oggi più che mai da tenere ben presente.
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