Regia di Paco León vedi scheda film
Il film è attraversato da uno spirito spesso tra il buffo e il paradossale che lo rende (nonostante la tematica per certi versi inquietante) estremamente godibile e divertente. Intanto un dettaglio. A dispetto del titolo, nel film non esiste nessuna donna col nome "Kiki", che in realtà è un termine gergale per indicare la "sveltina" e che suppongo i distributori italiani abbiano scelto per richiamare influenze almodovariane (che indubbiamente ci sono ma non poi così evidenti) e precisamente il riferimento potrebbe essere a "Kika un corpo in prestito", notoriamente firmata dal celeberrimo Pedro. Lo sfondo, una Madrid stupendamente fotografata con colori pastello che la rendono ancor più affascinante, ricorda certa espressività di Almodovar ma qui il melodramma a cui egli ci ha ultimamente abituato è presente solo nel versante passionale di alcuni dei personaggi e non è l'aspetto dominante, sostituito dal dilagare di un umorismo tra il grottesco e il malinconico che personalmente mi ha affascinato e rapito. Tra i colori madrileni e lo spirito anarchico e dirompente di alcuni personaggi , mi son trovato proprio a respirare un'aria fresca cui di rado il cinema è capace negli ultimi anni. Regìa sapiente (e fors'anche furba), sceneggiatura molto valida (il regista Paco Leon -che sembra esser piuttosto popolare in patria- appare anche come co-sceneggiatore e addirittura pure in veste di attore protagonista). Lasciatemi dire una cosa cui tengo parecchio: noi italiani (che già -storia vecchia- in fatto di commedie sentimentali veniamo soppiantati dai francesi, se escludiamo il miracoloso Virzì) un film così ce possiamo anche sognare. Forse il solo "Perfetti sconosciuti" se la potrebbe battere in intelligenza con questo film spagnolo, invece di ricorrere alle trame bislacche spacciate per novità (chi mi conosce sa che ho il dente avvelenatissimo verso "Jeeg Robot"). Nel nosto caso non si fa altro che prendere le vite quotidiane di cinque coppie, metterle sotto la lente e scoprirne intime devianze e profonde ansie che le rendono schiave di insoddisfazione e ne fanno persone incompiute, irrisolte. E questi uomini e donne "dimezzati" accusano problemi cui la scienza attribuisce termini precisi (che il film sottolinea scrivendoli a piene lettere sovraimpressi sullo schermo). Non si può poi non pensare ai film a episodi che il cinema italiano dei 70 dedicò alle problematiche sessuali (su tutti: "Vedo nudo" e "Sessomatto", che Paco Leon deve aver visto per forza). Quando il cinema italiano di commedia ancora esisteva alla grande prima del dilagare delle bassezze vanziniane. Insomma, abbiamo queste cinque coppie i cui percorsi sono esilaranti (ma anche tristi per alcuni versi) che alla fine convogliano tutte verso un finale corale meraviglioso, dove tutti i personaggi finalmente si sfiorano, nell'occasione di una festa di strada gioiosa, libera, anarchica, spontanea, piena di musica di sorrisi e di colori, di passione e di dolcissima voglia d'amare e di essere amati. Volevo inizialmente raccontare almeno per sommi capi le cinque storie ma è meglio se le scoprite da soli, in fondo è il punto di forza del film. E nemmeno analizzerò il cast: sarebbe troppo lungo, sono dieci attori semplicemente superlativi, con una citazione speciale per la splendida Alexandra Jimenez, colei che nel film colleziona su di se' un numero incredibile di patologie (sessuali e non) ma che alla fine risolve tutto innamorandosi di un ragazzo sordomuto.
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