Regia di Andrew C. Erin vedi scheda film
Un enorme condominio, nel cuore di New York, cela un tragico segreto legato all'attività di un serial killer del passato. Modesto horror, indeciso tra realismo e fantastico, debolmente girato, privo di una solida sceneggiatura e dallo scontato esito.
New York. Il condominio Havenhurst, di proprietà dell'anziana Eleanor (Fionnula Flanagan), ospita persone con trascorsi burrascosi: alcolisti, drogati, prostitute. Qui alloggiava anche Danielle Hampton (Danielle Harris), misteriosamente scomparsa. L'amica Jackie (Julia Benz), per scoprire cosa possa essere accaduto, decide di trasferirsi ad Havenhurst, proprio nell'appartamento n. 1006, in precedenza occupato da Danielle. Jackie conosce Paula, una prostituta che, dopo avere ricevuto una notifica di sfratto dalla severa Eleanor, svanisce senza lasciare tracce. Indagando con il supporto di un amico poliziotto, Jackie scopre che il palazzo, in passato, è stato teatro delle azioni di un serial killer, H. H. Holmes, responsabile di oltre duecento delitti.
"Una volta che uno lascia l'edificio, non si vede più. " (Eleanor)
Il produttore, sceneggiatore e regista Andrew C. Erin, con Havenhurst realizza un film decisamente poco coinvolgente. Muovendosi in maniera convenzionale, con un occhio al probabile passaggio televisivo, predilige un clima di suggerita attesa, nella quale -raramente- qualcosa accade. Nel mezzo del film propone un paio di scene gore, evidentemente contenute e piuttosto male inserite nel contesto. Ma non è solo la confezione a deludere in Havenhurst. La storia stessa è definita a metà, lasciando lo spettatore incerto sullo svolgersi degli avvenimenti. Si dubita su attività dovute a presenze spettrali (porte e finestre che sbattono da sole), e sulla struttura di un palazzo che -al pari de La casa nera, Bethany o Housebound- sembra modificare la sua struttura, come fosse un organismo vivente. E la inusuale forza disumana del figlio di Eleanor, il responsabile materiale delle sparizioni, non si distacca dall'ambigua e indefinita narrazione.
La debolezza della sceneggiatura finisce così per incidere sull'insieme. La sensazione, fortificata da un finale anch'esso frustrante, è che Havenhurst sia un film spezzato, girato a metà e lasciato quasi inconcluso. Resta qualche buona ripresa, abbinata a interpretazioni molto ben sostenute dagli attori, a tenere modicamente alzata l'asticella della qualità. Ma è troppo poco, soprattutto per il fruitore del genere horror, costretto qui a rimanere decisamente deluso.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta