Regia di Vittorio Nevano vedi scheda film
Zina è un'adolescente siciliana a cui il mondo crolla addosso all'improvviso, quando scopre che suo padre - ucciso dalla mafia - era anch'egli mafioso. La ragazza trova conforto nel giudice Lombardo e decide di fornirgli preziose rivelazioni; ma la malavita uccide anche Lombardo e Zina capisce di non avere più speranze.
Ispirato alla vera e oltremodo tragica storia di Rita Atria (1974-1992), Non parlo più è un ottimo esempio di cinema televisivo 'civile': un prodotto realizzato aderendo ai ristretti standard del piccolo schermo, ma che porta in sè contenuti importanti e che omaggia una vittima innocente della mafia. Zina/Rita è infatti l'emblema della lotta impotente contro la malavita organizzata, così come il giudice Lombardo, nel quale non è affatto difficile scorgere - anche per la somiglianza fisica con Luigi Diberti - la figura di Paolo Borsellino, rappresenta la parte buona di uno Stato marcio fin nelle fondamenta. La forma televisiva comporta una durata estrema (tre ore e mezza in totale, suddivise in due puntate per l'apposita messa in onda), una cura della confezione non ineccepibile e un cast poco convincente, ma in ogni caso accettabile: oltre al già citato Diberti compaiono in scena Lorenza Indovina, Anna Bonaiuto, Tony Sperandeo, Daniele Liotti e Giacomo Piperno. La lunghezza smodata del lavoro presuppone una narrazione piuttosto blanda e una trama adeguatamente annacquata; pur con tali limiti concreti, la sceneggiatura di Damiano Damiani, Nicola e Giuseppe Badalucco fa il suo lavoro. La Rai ha trasmesso il film nell'immediato e l'ha successivamente rimosso per quasi vent'anni. Per Vittorio Nevano è la seconda di tre regie che licenziò nel corso degli anni Novanta. 4,5/10.
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