Regia di Alberto Sironi vedi scheda film
Caso intricato oltremisura con tanto di visioni apocalittiche del malaffare, depistaggi e temerari "sfunnapedi" per il commissario, che, tecnicamente, il caso di omicidio non lo risolve mica tanto, però scopre tutto il resto, e non è poco. Ricorso limitato alle gags, uso vivace del linguaggio camilleriano, qualche intoppo narrativo : voto 5 e mezzo
L'immagine sinistra che dà il titolo all'episodio appare quasi sotto forma di sogno ad occhi aperti al commissario, che afferra con la potenza dell'intuizione l'entità malefica e mostruosa della criminalità e della sua influenza sulla comunità, sul lavoro, sullo sviluppo stesso della società; tale "visione" alla Friedkin, del resto assolutamente reale, è l'idea più potente di questo episodio, in cui Montalbano scopre che dietro alla tragedia dell'omicidio di un uomo si nasconde un dramma ancora più grande e articolato, perchè collettivo. Rimanendo in metafora, da bravo "egittologo" della criminalità organizzata Salvo ha una sua personale stele di Rosetta fatta di acume, con la quale sa decifrare ogni tentativo di depistaggio, il "gran teatro", le "troppe carte giocate" con cui qualcuno cerca di confonderlo; anzi, sarà lui ad escogitare un rischiosissimo sfunnapedi, una trappola, per superare in astuzia gli avversari. Si comprende poco perchè molti aspetti del caso iniziale rimangano poco sviluppati, o meglio, irrisolti; si comprende invece perchè, in un'indagine così seria, si lasci poco spazio alla comicità, eccezion fatta per una clamorosa storpiatura di nome firmata Catarella e per l'ironico atteggiamento da finto tonto con cui il commissario si prende gioco di chi credeva di prendersi gioco di lui.
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