Regia di Rian Johnson vedi scheda film
A distanza di due anni da Episodio VII Star Wars torna al cinema con un nuovo capitolo diretto, questa volta, non più da J.J. Abrams, artefice principe della nuova trilogia targata Disney, ma da Rian Johnson, conosciuto soprattutto per il suo fantascientifico ”barra” meta-fisico “barra” filosofico Looper (e già da questo qualcuno avrebbe dovuto drizzare le antenne fin da subito).
Perchè, ammettiamolo, c’era davvero bisogno di un altro Star Wars. Anzi, e questo la tanto bistrattata Disney l’aveva capito benissimo, era addirittura necessario.
E non è soltanto per una mera questione di incassi o di marketing, come detto da molti, e se J.J. Abrams con il suo primo capitolo si era preoccupato soprattutto di rassicurare i fans con un evidente riproposizioni delle origini e dei suoi personaggi principali, anche in veste nuova ma senza troppi accorgimenti, questo nuovo capitolo aveva invece maledettamentee bisogno di andare avanti e di guardare invece al futuro della saga, non al suo passato.
Ed è questo che Rian Johnson ha fatto, rischiando anche di scontentare un pò tutti, ma comunque consapevole di una necessità fondamentale per la Disney/Lucas Film e per i suoi piani futuri (ovvero liberarsi il prima possibile del “peso” dell’eredità di George Lucas per poi proporre davvero il “loro” Star Wars, non necessariamente uguale/simile a quanto già proposto da Lucas) e quindi con la “fortuna” - relativamente parlando - di potersi permettere di agire con maggiore libertà o, addirittura, di giocare con le aspettative dei fans arrivando anche a sovvertirle, con tutte le conseguenze, anche negative, del caso.
Che poi è il grande merito del giovane regista aver avuto il coraggio di osare e di tentare strade nuove, in pratica l’esatto opposto de Il Risveglio della Forza che non poteva (o non voleva) osare ma che si limitava a rimettere in gioco quanto già fatto con le pellicole precedenti, mentre Johnson ha invece rimescolato le carte ridistribuendole secondo le sue personalissime regole. Sue. Non quelle di Lucas (o di Abrams).
Il risultato è un film stralunato e imperfetto ma anche originale e, in parte, sorprendente, sicuramente migliore sotto diversi aspetti del precedente episodio.
Non tutto funziona come dovrebbe, inutile negarlo: il film probabilmente è troppo lungo (venticinque minuti in meno sarebbe stato più auspicabile), non è sempre equilibrato nei toni e, a volte, si eccede sfiorando il ridicolo involontario (leggi Captain Phasma), i nuovi personaggi sembrano costruiti su misura per le nuove generazioni (che però è un aspetto ereditato dal film di Abrams) mentre la sua parte centrale, in pratica tutta la vicenda della missione “segreta” a Canto Bight di Finn, è mal riuscita almeno quanto totalmente avulsa al resto della pellicola ma è e rimane comunque un’avvincente avventura spaziale, divertente e con la sua giusta dose di spettacolo ed ironia ad allegerirne i momenti più cupi.
Certo vengono meno ,anzi anche azzerate, molte delle idee lanciate da Abrams nel primo film mentre alcuni personaggi assumono un atteggiamento piuttosto differente creando una certa discontinuità con quanto presentato invece nel precedente capitolo, segno anche di una mancanza di programmazione ai vertici su come proseguire la storia, e quindi con una perdita di coerenza narrativa che il pubblico finisce comunque per avvertire (e forse non è un caso che, per il capitolo finale, si è scelto di ritornare a J.J. Abrans per, diciamo, “correggere” il tiro).
Ma una certa discontinuità credo forse comunque preventivata fin da subito (dalla scelta fin da subito di Johnson alla regia di questo capitolo) e non posso non pensare a quanto detto da Kylo Ren a Rey in uno dei momenti chiave del film: “Uccidere il proprio passato è l’unico modo per diventare ciò che sei destinato ad essere” che può essere usato anche come metafora di questo intero capitolo, ovvero “ricorda pure il passato ma poi uccidilo, liberatene per poterti trasformarti in qualcosa di nuovo/originale”.
Discorso a parte riguardo ai personaggi, perchè se da una parte sono ben contento dell’evoluzione di Kylo Ren in quanto personaggio sfacetatto e interessante, moderno nel suo dualismo tra bene e male e capace comunque di empatia, oltre alla buonissima interpretazione di Adam Driver, e della Rey di Daisy Ridley, seppur ancora bloccata nella sua caratterizzazione iniziale, dall’altra risulta piuttosto insufficiente il riscontro di quasi tutti gli altri nuovi personaggi tra cui, sorvolando poi su Capitan Phasma e Snooke che meriterebbero un discorso a parte, il più deludente è probabilmente il Finn di Jon Boyega ma, a onor del vero, anche lo stesso Poe Dameron di Oscar Isaac (ma anche lo steso BB-8 o il Generale Hux vengono messi un pò da parte) non ricevono una caratterizzazione tale da renderli davvero i protagonisti della trilogia come anche il ritorno di Luke Skywalker/Mark Hamill risulta un pò sprecato e al di sotto delle aspettative, del resto piuttosto elevate.
Forse, come poi il film stesso, anche troppo.
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