Regia di Rian Johnson vedi scheda film
"Episodio VIII - Gli ultimi Jedi" inizia dove ci aveva lasciato il suo predecessore. Rey ha trovato Luke Skywalker al quale restituisce la spada laser che la forza le ha messo nelle mani nel palazzo di Maz Kanata, mentre Leia Organa, ormai priva dell'appoggio politico delle istituzioni, letteralmente spazzate via dalla Star Killer insieme all'intera flotta repubblicana, si trova a fare i conti con un nemico potente ed intenzionato a bloccare l'evacuazione dal pianeta ribelle D'Qar. Mentre Poe Dameron causa ingenti perdite, durante le operazioni, a causa di una mossa rischiosa che gli costa la retrocessione, Rey cerca di convincere Luke a seguirla. Finn, intanto, prova a lasciare l'Ammiraglia del generale Organa ma viene intercettato da Rose, addetta alle manutenzioni, che lo costringe a desistere dai suoi piani. Nonostante il salto nell'iperspazio della flotta ribelle, il Primo Ordine si rimette in scia alle navi di Ackbar fuggite da D'Qar ed ora messe sotto scacco dalla scarsità di carburante e da una tecnologia sconosciuta che consente al nemico il tracciamento in barba al salto nell'iperspazio. Finn, Rose e Dameron individuano un piano per mettere fuori uso il tracciatore nemico, tuttavia per riuscire nell'intento hanno bisogno di un noto "scassinatore" in grado di entrare nell'ammiraglia ed eludere tutti i controlli. Partono così, su indicazione di Maz, per il pianeta Cantonica alla ricerca del lestofante, mentre le navi ribelli, avanzano con gli scudi alzati a distanza di sicurezza dalla flotta del generale Hux in attesa di elaborare un piano che consenta loro di uscire dall'impasse...
Rian Johnson alla regia e alla sceneggiatura ci regala un film senza dubbio meno soggiogato all'eredità di George Lucas e risente del peso ingombrante dell'"Impero colpisce ancora" solo in minima parte, tant'è che gli omaggi alla saga sono pochi e semmai riguardano l'intero Universo Espanso. Un esempio chiarificatore è la passeggiata nello spazio del generale Organa che ricorda una situazione simile nella serie Clone Wars con protagonista il maestro Plo-Koon. L'aspetto su cui Johnson ha lavorato meglio è stato la sceneggiatura suddivisa in tre cicli narrativi: la battaglia astronavale, il piano di Finn per disarmare il tracciatore, l'addestramento di Rey. Ognuno di questi tre filoni presenta aspetti interessanti e se vogliamo innovativi rispetto alle precedenti opere. L'adrenalinica battaglia navale si esaurisce ad inizio film con i ribelli in rotta da D'Qar dopo di ché la tensione drammatica è dovuta ad uno stagnante e logorante inseguimento che si perpetua fino all'imprevedibile mossa strategica del generale Holdo. Dunque c'è molta più strategia che movimento nella parte centrale del filone: un fatto piuttosto inconsueto per un film di Star Wars, così come lo è stata la mossa del gen. Holdo che mette fine alla fase di studio tra le opposte fazioni. Quanto al piano affidato a Finn e Rose è interessante scoprire che non avrà alcun impatto sulla storia complessiva se non quello di peggiorare la situazione e scoprire il fianco della ribellione. Un'insinuante idea di fallimento, quasi mai contemplata dai precedenti script di Star Wars (salvo che in Episodio III), fa dunque capolino nella sua drammaticità e solo in parte viene mitigata dal finale (premonitore?) sul pianeta Cantonica nel quale i due protagonisti hanno lasciato un loro imprevedibile ed inatteso segno. Ma la novità più incisiva riguarda il racconto dal pianeta Ahch-To dove Rey è impegnata nel tentativo di convincere Skywalker a imbracciare nuovamente le armi, e a resistere alle torbide lusinghe del Lato Oscuro che si manifestano tramite le connessioni telepatiche con Kylo Ren. È l'utilizzo abituale di quest'ultimo espediente narrativo, che nei film precedenti viene utilizzato poco e quasi esclusivamente nel rapporto Jedi/padawan, a condurre uno spettatore assuefatto ad un iconico e brillante finale sul pianeta Crait ove la vecchia base ribelle ricorda quella di Hoth nell'unico, più che evidente, omaggio alla pellicola mezzana della trilogia classica. Le nuove scelte narrative introdotte, un clima, se vogliamo, più cupo e un maggior approfondimento psicologico per taluni personaggi, che si unisce ad una rappresentazione più matura del fallimento e dell'umana tragedia, giova sicuramente al film rendendolo efficace nel suo insieme. Quello che stona, invece, è l'uso, a sproposito, di una comicità paradossale legata alla lingua dello spettatore (anziché dei personaggi) come nella sequenza in cui Dameron ribattezza Hux come generale Fax, mezzo di comunicazione non certo contemplato dall'immaginario fantascientifico. Ma è forse l'unica caduta di stile (o quanto meno la più grave a mio avviso) in un film drammatico e crepuscolare che, facendo tabula rasa di quanto visto e conosciuto finora nella galassia lontana lontana, ci lascia di fronte ad una pagina bianca su cui è possibile riscrivere il futuro intero della Saga senza più troppi rimpianti per il suo glorioso passato.
U.C.I. Cinemas - Ferrara
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