Regia di Joan Chemla vedi scheda film
CINEMA OLTRECONFINE
La vita già colma di incognite del giovane zingaro Daniel (Gael Garcia Bernal), diventa ancora più precaria in seguito alla morte violenta del suo caro amico (il Nahuel Pérez Biscayart di 180 battiti al minuto e Au revoir là-haut, ormai lanciatissimo), di qualche anno più giovane: circostanza della quale il ragazzo viene considerato responsabile, e per questo cacciato senza appello dalla comunità nomade che li accoglieva da chissà quanto.
Vagando alla ricerca di nuove truffe da compiere porta a porta spacciandosi per un controllore dei contatori della luce, il ragazzo trova approdo in un fatiscente hotel, da tempo rifugio di diseredati.
Ivi, tra rancori e sensi di colpa, la perdizione sembra il sentiero più naturale ove ricondurre un’esistenza sbandata oltre ogni limite. Ma L’arrivo in quell’ostello di disperazione e decadimento, di una bella e misteriosa ragazza (la sempre splendida e conturbante Marina Vacth), riuscirà a predisporre il giovane verso un orizzonte almeno tendenzialmente più aperto a nuovi stimoli vitali e non più autodistruttivi o disperati.
Gli attori ci sono eccome (si aggiunga la figura inquietante di un altro attore emergente molto richiesto in territorio d’Oltralpe, quel giovane Karim Leklou a cui quasi mai sono affidate parti da buon padre di famiglia), ma la regista debuttante Joan Chemla non sa andare oltre la solida presenza di facce note ed apprezzate, per dare un colpo d’ala ad una vicenda che si ripiega inesorabilmente su se stessa, priva di nerbo, colpevole anche una sceneggiatura che vivacchia o spera di farlo attraverso atmosfere e stati d’animo in qualche modo coinvolgenti, ma senza che nulla di concreto possa realmente giustificare l’operazione nel suo complesso.
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