Regia di Alex de la Iglesia vedi scheda film
In un bar nel centro di Madrid, un mattino qualunque, c'è un gruppetto di avventori. Il primo di loro a uscire cade immediatamente trafitto da un proiettile in testa. Identica fine per il secondo. Gli altri 8 decidono che è più saggio rimanere chiusi nel locale. Le strade intanto si sono fatte deserte e c'è un nono elemento del gruppo nascosto da qualche parte, là dentro, che sa bene cosa sta succedendo.
Una sceneggiatura di acciaio inossidabile, firmata da Alex de la Iglesia e dal suo storico collaboratore Jorge Guerricaechevarria, è il primo pregio di questo film, un dramma immerso nella contemporaneità dall'impressionante ritmo e traboccante adrenalina; le eccellenti caratterizzazioni dei personaggi sono il punto in più a favore dell'opera, merito indubbio del copione così come dei rispettivi interpreti. Blanca Suarez, Mario Casas, Carmen Machi, Joaquin Climent, Terele Pavez, Secun de la Rosa, Jaime Ordonez: tutti in parte, ma principalmente tutti efficaci nel dar vita a personaggi scomodi, antipatici, ciascuno portatore di limiti e difetti che, nel complesso ma ordinato snodarsi della trama, vengono via via alla luce. Dentro a El bar c'è un affresco verosimile e impietoso del 2017: c'è la situazione europea e mondiale, c'è il terrorismo, ci sono l'abuso della vita sui social, la ludopatia, le pandemie, l'indifferenza della massa di fronte al dolore, alle stragi, alle catastrofi, alla morte. E tanto altro, chiaramente, in una spirale discendente (non solo in senso lato: la via di fuga per i protagonisti è il condotto fognario) chirurgicamente strutturata per non dare mai troppi punti di riferimento allo spettatore: non ci sono nè buoni, nè cattivi, e spesso la realtà si ribalta con assurdi, apparentemente inspiegabili colpi di scena. Se la costruzione narrativa è a dir poco grandiosa, vanno però ravvisati alcuni limiti logici non da poco: un locale in fiamme e cinque persone intrappolate in una stretta, soffocante cantina che non risentono in alcun modo del calore e del fumo - per dirne uno; anche chiedersi come mai, dopo la strenua e logorante lotta per accaparrarsi gli antidoti, nessuno li utilizzi non è superfluo. Tutto sommato (e quel poco sottratto), El bar rimane un'opera notevole, il cui più grave difetto risiede nel banalissimo titolo. 7,5/10.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta