Regia di Guillaume Nicloux vedi scheda film
Un uomo si avventura in un bosco per cacciare. Pian piano perde i suoi riferimenti materiali (il cane, il fucile) e geografici (perdendosi, ossia pendendo se stesso).
Il maggior punto di interesse della pellicola è nella scelta del protagonista, un Depardieu che ormai supera la dimensione di "animale da palcoscenico" per diventare animale allo stato puro disperso ed ansante nella boscaglia, grazie ad una recitazione che non ha più bisogno di recitare per colpire nel segno (non esiste uno script, Depardieu improvvisa sulle indicazioni fornite dal regista in tempo reale) e ad una fisicità che copre ogni inquadratura senza freni inibitori (al di là dell'esibizione spudorata del suo corpo sformato, ormai vera installazione di body art, non si sottrae a nulla, che sia mangiare vermi o farsi ricoprire dalle blatte).
Un film pieno di simbolismi, di sentieri narrativi che ritornano circolarmente o si perdono nella boscaglia, una metafora della morte illustrata attraverso un sogno o un purgatorio senza fine (il The end appare dopo pochi minuti, emblema di un'evoluzione e di un percorso ormai impossibili da percorrere).
Un'opera enigmatica, piccola e preziosa
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