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High Life

Regia di Claire Denis vedi scheda film

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Souther78

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La recensione su High Life

di Souther78
1 stelle

Incubo delirante privo di senso e sensatezza. Fantascienza senza "scienza". Di cretinate cinematografiche il nostro presente è già pieno: non si sentiva proprio il bisogno di stuprare anche il genere fantascientifico con questa accozzaglia di pruriti adolescenziali senza capo nè coda, ma con l'ambizione di sconvolgere la morale.

 
Più fanta... che scienza, in questo lungometraggio franco-statunitense, che somiglia assai più all'incubo di una mente malata, anzichè a un film vero e proprio. Elucubrazioni tossiche e morbose attorno al vuoto, che non è quello dello spazio profondo, bensì della sceneggiatura. Premesse scientifiche a dir poco ridicole, improntate a un pressapochismo spinto e disarmante.
L'autrice dichiara di non essersi ispirata a 2001 Odissea nello spazio. E meno male! Innegabile la maldestra imitazione in più occasioni, che sfiora il patetico (per eccesso, nel senso che è talmente oltre da sfiorarlo a malapena) allorchè prova a emularne il portato filosofico-trascendentale. Qui, purtroppo, è soltanto la pazienza a trascendere.
 
L'opera ricorda quei filmacci erotici anni '70 visti da Sordi e consorte in Dove vai in vacanza?
Purtroppo (per la regista), è fuori tempo massimo di almeno 45 anni.
 
Psicologie non pervenute, per protagonisti anonimi, nei quali è impossibile immedesimarsi o anche semplicemente compatire. Eventi casuali e scoordinati tra loro si dirigono sul binario a senso unico imposto (maldestramente) dal copione.
 
Star Trek ci ha insegnato che la fantascienza non deve essere necessariamente aderente alle leggi della fisica, e neppure coerente al 100% rispetto alle regole interne dell'universo fittizio strumentale alla narrazione. Qui, però, siamo al di là di ogni senso: un'astronave (orripilante) mossa da motori a reazione, che non si sa da dove attingano il combustibile, che dovrebbero garantire la gravità attraverso un'accelerazione perpetua, ma che già da principio si dice pari al 99% di quella della luce. Ma poichè la teoria della relatività impedisce di raggiungere la velocità della luce, ci si domanda come sia possibile che dopo un periodo minimo si sia già arrivati al 99%, ma poi si possa continuare per oltre un decennio ad accelerare, senza incorrere nel suddetto limite fisico. E tutto ciò senza considerare che raggiungere simili velocità con motori a reazione è francamente ridicolo. Poi si parla di radiazioni, ma ci si potrebbe domandare quali, poichè a quella velocità stenterebbero probabilmente perfino a raggiungere il veicolo. Ma questo è solo l'inizio di una serie di nonsense che in confronto Alex l'ariete parrebbe un'opera magistrale.
 
La sceneggiatura vuole convincerci che questo brutto cubo, mosso da razzi, dovrebbe esplorare un buco nero. E, per fare ciò, quale scelta migliore, che mandarci una serie di avanzi di galera senza alcun pilota, scienziato o esperto missione? Infatti la scena della riparazione iniziale fa sorridere: in base a quale addestramento, di preciso, un ragazzetto detenuto potrebbe cimentarsi in riparazioni spaziali? 
 
Se, poi, la realizzazione è grottesca, non le è da meno la "morale": definirla "sordida" sarebbe un eufemismo.
 
In definitiva, sarebbe sbagliato definire fantascienza questa turba adolescenziale di un'autrice che probabilmente nel corso della sua vita avrà speso una fortuna da psicologi e psichiatri, ma che, evidentemente, non ha ancora trovato uno bravo abbastanza, e pertanto è addivenuta al bisogno incontenibile di partorire questa sconcezza audiovisiva, che disturba l'intelletto tanto quanto il buon gusto, il senso estetico e il buonsenso degli spettatori (quelli che ne sono dotati, ovviamente). Attori monodimensionali, che agiscono in modi insensati, per finalità incomprensibili, intersecando eventi del tutto ridicoli e surreali, con il solo fine di far parlare di sè per aver "osato". Con buona pace dell'autrice, però, questo gioco al massacro (degli spettatori) è ormai arcipieno di partecipanti, tanto che oggi osare significa semmai proporre qualcosa di equilibrato, pacato, misurato e rispettoso di menti, cuori e gusti di chi guarda.
 
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