Regia di Audrey Dana vedi scheda film
Ritratto paradossale e intimo di una donna alla ricerca di se stessa.
Le storie aventi come soggetto uno scambio di corpi tra uomo e donna non sono una novità, ma questa commedia francese si spinge oltre immaginando una situazione che si potrebbe considerare una sorta di via di mezzo, altrettanto se non più problematica e imbarazzante. Jeanne, una donna sulla quarantina che lavora, sottostimata, come architetto presso una ditta di costruzioni tutta al maschile, viene lasciata di punto in bianco dall’amato compagno e padre dei suoi figli per un’altra donna. Sconsolata e depressa per non avere più il controllo della sua vita, una mattina si risveglia con un’inaspettata e traumatica novità tra le gambe: un ingombrante membro maschile che cambierà radicalmente il suo modo di vedere e sentire se stessa e chi la circonda.
L’attrice francese Audrey Dana esordisce come sceneggiatrice e regista tracciando uno sfaccettato e sentito ritratto femminile a partire da un espediente narrativo inedito e decisamente ardito, che spesso da luogo ad un umorismo inevitabilmente salace e grottesco, senza scadere però eccessivamente nel volgare.
Farà storcere il naso forse soprattutto al pubblico maschile la rappresentazione un po’ troppo stereotipata, superficiale e animalesca degli uomini, che si riflette nel costante desiderio sessuale provato dalla protagonista anche nei riguardi di altre donne dal momento in cui possiede quell’organo, che però null’altro toglie alla sua femminilità, che resta per il resto immutata, sebbene col passare del tempo il suo modo d'agire diventi più sprezzante e sicuro. C’è della satira sul maschilismo, poco pungente in verità, e una riflessione sulle relazioni sentimentali in cui trova spazio anche la più classica storia d’amore.
La Dana è molto divertente, ironica e sensuale nella sua bellezza naturale e un po’ arruffata, mentre il ruolo di interesse amoroso spetta a Eric Elmosnino, altro volto poco appariscente ma funzionale al contesto; il veterano Christian Clavier interpreta lo sfortunato ginecologo diviso tra la curiosità scientifica e la compassione, regalando i momenti di maggiore ilarità.
Tra la parabola e la favoletta con alcuni momenti indovinati e altri meno convincenti, specialmente nel ritratto dei personaggi di contorno, che si risolleva un po’ dalla prevedibilità grazie ad un finale in parte dissacratorio.
Si premiano il coraggio e l'originalità.
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