Regia di Audrey Dana vedi scheda film
Una commedia discontinua, ma due risate le regala
Audrey Dana, attrice e regista francese, non è nuova nell'ambito della commedia, dato che ha già interpretato e diretto "11 donne a Parigi". Per la sua seconda opera scrive insieme a Maud Ameline una storia strana, fantasy, e che sulla carta farebbe venire molte domande esistenziali, ma che sul campo non vuole assolutamente insegnare o far riflettere lo spettatore: molto verosimilmente si chiede cosa succederebbe se una donna divorziata e un pò depressa (l'incipit è saggio nel sottolineare simpaticamente quanto le cose possano cambiare in un attimo) si svegliasse con l'attributo maschile e dovesse fare i conti con l'opposto orientamento sessuale, il diverso autoerotismo e l'ostinato desiderio degli uomini di scienza di studiare questo insolito caso. Con questa trama è innegabile che la pellicola scorra leggera e senza pretese, pur non essendo adatta per i contenuti sessuali ad un pubblico piccolo, e che nella prima parte riesca a regalare molte risate grazie soprattutto alla bravura degli interpreti, tra cui il migliore in assoluto è Christian Clavier, che se un tempo faceva Asterix, ora potrebbe interpretare Obelix, spontaneo e simpaticissimo ginecologo nella sua costante voglia di spiegare il fenomeno e di evitare le volgarità gratuite delle due amiche protagoniste, pur cadendo lui stesso in facili doppi sensi (esilarante la scena in cui, tra voce stridula e acqua in faccia, vede per la prima volta il fallo, chiamato amichevolmente "pin pin" per assicurarle che non morde). Purtroppo nella seconda parte il film è discontinuo, si concentra troppo sulla storia d'amore con il collega di lavoro, con qualche momento morto, e all'improvviso, tra i ritorni in scena di Clavier e incovenienti dovuti al nuovo ospite, ci ricordiamo del ritmo del "primo tempo". La durata di circa 98 minuti poi poteva essere accorciata, ma in fondo la Dana non pretende di fare un capolavoro o un cult, ma un semplice filmetto che ha solo il compito di strappare due risate, e in questo la missione è compiuta. Le musiche di Emmanuel D'Orlando in certi punti sono un pò ingombranti e enfatizzano troppo delle scene che non hanno bisogno di temi sonori, ma solo degli attori, quasi teatrali. Da apprezzare anche la scelta di non mettere in atto tabù, e di farci entrare nell'intimità della protagonista fino in fondo, allo stesso tempo ricorrendo ad un misurato linguaggio scurrile. Merita senz'altro una visione, non rinnova l'abusato genere "cosa accadrebbe se...", ma lo affronta in molti aspetti con coraggio.
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