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Paterson

Regia di Jim Jarmusch vedi scheda film

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La recensione su Paterson

di YellowBastard
6 stelle

Paterson è una piccola cittadina di 140.000 abitanti del New Jersey, chiamata anche Silk City (città della seta) in quanto, in piena rivoluzione industriale, importante centro produttivo di tessuti pregiati oltre che patria (misconosciuta) di poeti (il medico e poeta William Carlos Williams, originario della città, gli dedicò cinque volumi di poesie), attori comici (Lou Costello) o di anarchici reazionari italiani.

Patterson è anche il nome però del protagonista del film, nato e cresciuto in città e autista di autobus per la municipale.

Patterson, il film, è invece una perfetta fusione tra il luogo e il personaggio che già nella ripetizione tra il nome del protagonista e la sonnolenta cittadina americana nasconde la sua natura circolare ma anche (Ancora?) spazio/temporale (o emozionale?).

 

Poesia come vita: da Paterson a Paterson • Le parole e le cose²

Cogito ergo...

 

Un protagonista che è quindi specchio della città in un’osmosi contemplativa con i suoi spazi e la sua storia in un’accettazione della quotidianità e della mediocrità (presunta?) di una routine quotidiana che si palesa sempre (troppo?) uguale a se stessa, vivendo ogni giorno come se il tempo passato non contasse davvero.

E nonostante si possa avvertire una certa inquietudine dipinta sul volto del protagonista la felicità non viene però mai a meno nonostante un amore, comunque vero e sincero, che promette molto ma che in realtà si rivela un continuo patteggiamento.

Come l’accettare interessi in comune o il cercare distrattamente di costruire qualcosa insieme, una casa come una famiglia, per progettare poi un futuro che non si realizzerà mai per il dover far quadrare i conti, calcolando e limando le proprie aspettative in favore di una sopravvivenza che assomiglia sempre più a una prigione e per continuare a credere (fingere?) che dietro a tutto questo ci sia comunque uno scopo.

 

Jim Jarmush e il suo piccolo cinema minimalista raggiunge qui il suo apice tra piccoli rituali quotidiani e aspirazioni lasciate costantemente in sospeso, giocando con i parallelismi e la figura del doppio (vedi, ad esempio, il continuo incontrare dei gemelli ad ogni angolo della città) e con i versi poetici del protagonista (scritti da un autentico poeta, l’americano Ron Padgett) a fare da sfondo alle vicende, per un film (che ricorda moltissimo il fumetto L’uomo che cammina di Jiro Taniguchi) che è soprattutto un’ode del regista all’arte della poesia e all’estetica della semplicità.

Proprio la poesia sembra elevare la vita del protagonista da una routine di luoghi e azioni sempre uguali a se stessi in quanto atto di creazione, pur senza un reale scopo, utile a scavare nella realtà, a trovare la rima dentro le cose e le persone e a ricamare sulle infinite possibilità di una pagina bianca.

Jarmush racconta della poesia come di un dono perché ha il potere di cambiare ogni cosa in quanto sguardo particolare (e personale) sul mondo.

 

Paterson», recensione e analisi del film di Jim Jamursh

Cosa vuoi di più dalla vita?...

 

Ottima la prova degli attori con protagonista assoluto un superbo Adam Driver (che come il nome della città coincide con quello del protagonista così il cognome dell’attore coincide invece con il suo lavoro) e la bravissima iraniana Golshifteh Farahani, splendida e solare bellezza esotica.

 

VOTO: 6,5

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