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Paterson

Regia di Jim Jarmusch vedi scheda film

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La recensione su Paterson

di barabbovich
5 stelle

A Paterson, nel New Jersey, Paterson (Driver) fa l'autista di autobus, scrive poesie, vive con la sua compagna piena di velleità (Farahani) e il bull-dog dispettosissimo di costei. I giorni della settimana sembrano passare quasi tutti uguali, tra una chiacchiera al bar, una passeggiata col quadrupede, l'ispirazione per una nuova poesia, l'incontro con coppie di gemelli. Sempre meno prolifico (appena 12 film in 35 anni di carriera da regista), Jarmusch firma la sua opera più stralunata e bizzarra, una favola intimista e naïf che sottolinea una volta di più lo spirito indie del suo autore. Non perdendo il gusto del grottesco e del non-sense mostrato ampiamente in film come Daunbailò, Ghost dog e Broken flowers, il regista dell'Ohio arricchisce la sua cineteca con un grosso carico di elementi simbolici, a cominciare dal tema del doppio: doppi sono il nome della cittadina e del protagonista, doppi sono i gemelli, l'anziano gestore del bar che gioca contro sé stesso, i quaderni dove Paterson annota le sue liriche. Il tutto è contornato da riferimenti alla cittadina di Paterson, che ha dato i natali a Lou Costello (il Pinotto della coppia comica Gianni e Pinotto), ospitalità a Gaetano Bresci, l'anarchico che attentò alla vita di re Umberto I di Savoia, e che è stata teatro dell'accusa subita da Rubin Carter - l'Hurricane della canzone che Bob Dylan dedicò al celebre pugile afroamericano - di essere stato responsabile di un triplice omicidio non commesso nonché per essere stata riferimento intellettuale per poeti come William Carlos Williams e Allan Ginsberg. Il registro è straniato, il ritmo lentissimo, la recitazione ridotta al minimo, ma sull'intero film aleggia un clima lieve, che sembra essere l'elegia del non-senso (o del senso?) del quotidiano.

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