Regia di Jim Jarmusch vedi scheda film
Realtà diminuita.
Una realtà diminuita, alleggerita del superfluo e proprio per questo libera di protrarsi, dilatarsi, ripetersi. Distinguere tra novità e sorpresa, sapendo cogliere la seconda anche in assenza della prima, può aprire la strada alla poesia del quotidiano, elegia dell’abitudine che illumina di significato gesti attesi, parole rituali e inquadrature conosciute, sempre uguali e sempre impercettibilmente diversi. Non si tratta di riempire, nè tantomeno di abbellire, si tratta di selezionare.
Ed ecco che Jim Jarmush trova sincera ispirazione senza cercarla troppo intenzionalmente e senza bisogno di usare prontuari espressivi, gli è sufficiente essere placidamente immerso nella dimensione di tenero e ironico minimalismo che sappiamo essergli particolarmente congeniale: con questo spirito di osservazione può isolare incontri che non reclamerebbero attenzione, aumentare il volume di dialoghi altrimenti confusi nel rumore di fondo, ritagliare episodi stralunati e dettagli surreali pur rispettando la natura reale del luogo (Paterson, New Jersey) in cui è nato e vive l’omonimo, giovane e riflessivo conducente di autobus di nome Paterson (sì, si chiama proprio così).
L’autobus di Paterson si fa strada ogni giorno tra le molecole di cui è composta la cittadina di Paterson, alcune di esse si spostano al suo passaggio mentre altre rimangono ferme al loro posto, tutte le sere alla stessa ora il ragazzo fa ritorno a casa da Laura. E’ un uomo innamorato ma non è tipo da dichiarazioni plateali, scrive poesie che affida a un quaderno privato, versi antiaccademici che appunta senza brama di condivisione e che, ascoltati in voice over e letti in sovrascrittura, compiono il piccolo miracolo di abbracciare alla perfezione l’essenza del film. I sette giorni estratti dalla vita della giovane coppia sono simili a un’infinità di altri giorni distribuiti sulla terra, la grazia a loro concessa sta nel non desiderare altro se non essere esattamente in quel posto in quel preciso momento, anche se sono un posto e un momento qualunque.
Con sintomi di ristagno economico ma senza l'angoscia della desolata Detroit di Only lovers left alive, l'esistente città di Paterson custodisce nella sua consapevole medietà tutti i requisiti della verosimiglianza, oltre a qualche aneddoto storico e agli estremi di una ironica universalità, compreso il fatto che non le si rimprovera di non essere diversa da come è. Battezzato come il suo luogo di nascita, l’introverso e percettivo autista si muove con l’andatura dinoccolata di Adam Driver e ha la fortuna di avere accanto una donna delicata e comprensiva, della quale può pensare una cosa semplice ma rara come “lei mi capisce perfettamente”, per di più dotata delle sembianze di Golshifteh Farahani, che ricordiamo col velo dell’intraprendente Sepidé di About Elly.
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