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Le affinità elettive

Regia di Gianni Amico vedi scheda film

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La recensione su Le affinità elettive

di Baliverna
8 stelle

Dalla Rai degli anni d'oro, un prezioso adattamento dal capolavoro di Goethe.

Tra quelli che ho visto – tra cui quelli più celebri – questo è probabilmente il migliore sceneggiato della Rai. Una parte del merito va certamente a Goethe, autore del romanzo, ma evidentemente il resto spetta ai cineasti. Tra l'altro, la pellicola è anche tra le opere migliori di Gianni Amico, il quale, a quanto pare, dava il suo meglio con il più classico e “semplice” dei formati, cioè il romanzo sceneggiato. Non capiscom infatti, certi suoi tentativi sperimentali di tutt'altro tenore.

Tornando a queste “affinità”, viene inscenata l'interessante trama ideata dallo scrittore tedesco: una coppia male assortita non più giovane, la loro figlia adottiva e un amico di famiglia si trovano a convivere per qualche tempo in una casa di campagna con tenuta: la coppia si sfascia e si formano due coppie ricombinate, proprio in virtù delle affinità elettive dei componenti.

Ho letto il romanzo due volte, tanto è ricco di spunti e ben scritto. In una prima fase l'avevo scambiato per una specie di elaborato pamphlet a favore del divorzio, ma Goethe non era certo tipo da tagliare le questioni con l'accetta, e da formulare slogan. Come il testo sulla carta, così anche il film è innervato da forze contrastanti che alla fine non riescono veramente a riassettare la situazione, e ciò che sembrava finalmente la soluzione, presenta in realtà altri problemi.

Gli attori sono tutti bravi, compresa la neo-assunta e futura regista Francesca Archibugi di cui in seguito avrei apprezzato le pellicole. Io la chiamavo “la regista bella”, perché veramente lo era, e negli anni '90 andavo a caccia di tutti i suoi film. Fu scoperta da Amico casualmente per strada, e si rivelò perfetta per il ruolo di Ottilia. Vista la sua carriera, doveva avere per il cinema una... affinità elettiva.

Amico opta per una dizione e declamazione vagamente teatrali, ma che non disturbano affatto, e che in fondo si addicono alla lingua un po' arcaica, giustamente preservata nella traduzione. La recitazione dei protagonisti è sobria, mentre alcuni dei personaggi collaterali sono un po' delle caricature, ma rimangono confinati ai margini, Sono elementi non presenti del romanzo, ma il regista, evidentemente, voleva punzecchiare certe figure che riteneva meritarselo.

Lo sceneggiato è ben diretto e recitato, non è mai teatrale o letterario, tiene desta l'attenzione, e rimane un felice esempio di riduzione filmica, che all'epoca ebbe anche il merito di far conoscere al grande pubblico i capolavori della letteratura. Superfluo rilevare gli sterminati spazi che si estendono tra prodotti come questo e molte fiction odierne.

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