Regia di John Sayles vedi scheda film
Felice ibrido tra vari generi e tematiche (fantascienza, commedia e denuncia sociale con l’occhio rivolto ai rapporti interrazziali, ma anche contro la droga e le conseguenze che la stessa ha determinato nelle aree metropolitane più povere), fieramente indipendente, spregiudicato ed anarchico nell’incedere, il tutto conseguito grazie al prodigarsi di John Sayles che in questa circostanza si cimenta alla scrittura oltre che alla regia.
Brother (Joe Morton) è un alieno di pelle nera in fuga che precipita a New York e che si ritrova nel bel mezzo di Harlem.
Qui troverà persone di buon cuore disposte ad aiutarlo nonostante sia ai loro occhi parecchio strano (divertenti le prove al bar per capire come mai sia così), oltre al fatto che non potendo parlare è difficile capirlo.
E alle sue calcagne ci sono due extraterresti col compito di recuperarlo e riportarlo all’ovile e per farlo sono disposti a tutto (o quasi, visto che quando devono compilare dei moduli se la filano a gambe levate).
Simpatico lavoro a basso costo apprezzabile per diversi motivi.
Innanzitutto per come riesce a mettere insieme vari elementi di natura diversa (con uno spirito di fondo a tratti trascinante), poi per come sopperisce ad un budget modesto (trucchi e genuina fantasia rendono bene l’idea), infine, se non soprattutto, per i tanti piccoli e grandi espedienti sparsi a random in grado di riempire anche le scene più banali.
Così la trama, che di base, a parte i significati intrinsechi (come la fratellanza), non è proprio travolgente, ne esce arricchita, soprattutto sul finale ingrana la classica marcia in più, ovvero quando i due uomini in nero (tra l’altro uno dei due è John Sayles stesso, mentre l’altro è un giovane David Strathairn che collaborerà con il regista nel più recente “Limbo”) raggiungono finalmente la loro preda e qui assistiamo prima ad una rissa assai divertente e scanzonata per poi proseguire con un inseguimento nel quale tutto può succedere (ed in questi frangenti anche l’accompagnamento musicale è eighteen da morire).
Insomma non aspettatevi effetti speciali particolari (anzi …), ma tutto il resto, venato da uno spirito indipendente, regala parecchi spunti ed anche una buona dose di divertimento, tra battute spensierate e piacevoli siparietti.
Quando si dice che “nella botte piccola ci sta il vino buono”.
VOTO : 7,5/10.
Unisce contenuto e fantasia andando oltre ai mezzi a sua disposizione.
Per certi versi sorprendente.
Il suo personaggio non spiaccica una parola, ma lui sa farsi intendere.
Bravo.
Nei panni del barista se la "gioca" con un piglio leggero, ma non superficiale.
Nel suo piccolo è stato efficace.
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